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Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento

IV

Si consola per aver ottenuto ciò che desiderava.

Fin amor mi conforta
e lo cor m’intalenta,
madonna, ch’io non penta,
di voi s’io innamorai.
5Memorando ciò che porta,
la vita n’è contenta,
avegna ch’io ne senta
tormenti pur asai.
Ca primamente amai
10per ben piacere al vostro signoragio
d’aver fermo coragio,
a ciò ch’io per fermeze non dottasse
che ’l meo lavor falsasse;
che ch’incomenza mez’ha compimento,
15se sa perseverare lo suo adojíeramento.
Ed io perseverando
la ricca incuminzanza,
condutt’ho la speranza,
al giorno ch’io sperava.
20Non credo dispresiando
che voi contra onoranza
cometesse fallanza,
ch’io no la domandava;
ca ciò ch’io disiava
25non era fòr di bono intendimento,
ma vostro acrescimento.
Né a bona donna non si disconvene,
s’amor la sforza bene;
che tal vai molto che nulla varia,
30per innamoramento di donna, che golia.

Und’eo no mi dispero
di ciò ch’amor mi face,
ca guerra no ha pace
né amor conoscimento.
35Se non ho ciò che chero,
farò come chi tace
la cosa che li spiace
per fino intendimento.
E si serò contento
40cosi del male e de le gravi pene
come seria del bene;
ch’Amor ha in sé ben tanto signoragio,
che mi pò dar coragio;
e l’ire e Tane e le pene e la noia
mi poria ritornare a suo piacere in gioia.

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