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Dante Alighieri - Il Fiore (XIII secolo)
CXXVII
CXXVI CXXVIII

CXXVII

Lo Dio d’amor e Falsembiante.

     — «Dí, Falsembiante, per gran cortesia,
po’ ch’i’ t’ho ritenuto di mia gente,
e hòtti fatto don sí bel e gente
4che tu se’ re della baratteria,
affideròmmi in te, o è follia?
Fa che tu me ne facci conoscente;
chéd i’ sarei doman troppo dolente,
8se tu pensassi a farmi villania.»
     — «Per Dio merzé, Messer, non vi dottate,
chéd i ’vi do la fé, tal com’i’ porto,
11chéd i’vi terrò pura lealtate.»
— «Allor» sí disse Amor «ognon si’ accorto
d’armarsi con su’ arme devisate,
14e vadasi al castel che sí m’ha morto.»

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