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Saffo - Frammenti (Antichità)
Traduzione dal greco di Giuseppe Bustelli (1863)
A Venere
Frammenti Frammenti - II

I.

(Da Dionigi d’Alicarnasso, Della collocazione delle parole, 23.)


A Venere.


O Venere dal soglio
     Variopinto, o germoglio
     Di Giove, eterno; o d’amorosi furti
     Artefice: a te supplico: di rea
     5Cura e d’angoscia non gravarmi, o Dea.
Vieni, se orecchio attento
     Al mio d’amor lamento,
     Che spesso io ti mandava, unqua porgesti.
     Lo udivi; e, la paterna aula varcata,
     10A me traevi; e, al cocchio aureo aggiogata

Di passeri leggiadra
     Celere coppia, l’adra
     Terra, quaggiù menandoti, dall’alto,
     Aleggiando agilissima radea,
     15Per mezzo l’aere; e subito giungea.
Tu, beata, del volto
     Immortale a me volto
     Il celeste sorriso, onde, chiedevi,
     Onde il dolor per ch’io mi trangosciai,
     20E qual fosse cagion ch’io ti chiamai.
Come il profondo mio
     Furïoso desio
     Meglio a me piaccia racquetar, per quale
     Nuova facondia o laccio altro d’amore:
    25— Chi, Saffo mia, chi ti martella il core?
Fugge or da te costui?
     Fra poco i passi tui
     Seguiterà; rifiuta ora i tuoi doni?
     Darágli esso medesimo; e’ non t’ama ora?
     30T’amerà presto, al tuo dispetto ancora. —
Torna a me di presente:
     Sana la sanguinente
     Ferita mia: quanto il desir domanda
     Che tu compia per me, compiere imprendi;
     35E tu medesima a pugnar meco scendi.


Note
Varianti, più prossime al testo, dell’Ode I,
St. V, v. 4.


Tua novell’esca o laccio altro d’amore:
Tua nuov’arte che allacci altri d’amore:


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