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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 41 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
ESTETICA MUSICALE.
Precetti Artistici
applicati alla musica.
(ìhticolo ii (°)).
Moius in fine velocior. Ogni volta che
la potenza del genere della vita si mostra
vittrice della potènza che l’oppugnava acquista
diritto alla nostra stima, alle nostre lodi.
Se poi, durando alcun tempo la lotta, la
medesima potenza vitale si mostra non
solo vittoriosa, ma piena di esuberante energia,
quando appunto saremmo inclinati a crederla
stanca-, allora ne suscita il sentimento
di ammirazione che non manca mai di manifestarsi
coi più clamorosi applausi. Tale
è il motivo del citato detto, che si può applicare
egualmente alla potenza morale e
creatrice del compositore, ed alla sveltezza
e potenza fisica dell’esecutore.
Dico potenza morale del compositore
riferendola e a quanto sopra accennammo
dell’aumento di artifizio^verso il fine!, e a
qualche felice idea novellamente introdotta
prima della conclusione, la quale non mancherà
mai di effetto se ispirata ed espressiva,
e finalmente ancora al semplice ritmo
più concitato o all’uso di passi più fraorosi
e brillanti, o di maggior bravura,
enchè gli applausi ottenuti con quest’ultimo
mezzo non sempre siano al compositore
dovuti.
Ella è questa la ragione della stretta
nella fuga, della cappelletta o cabaletta
che dirsi voglia, nei pezzi drammatici di
qualche estensione, cosi come dei passi
più difficili i quali, riservati al fine, non
mancano mai di assicurare un trionfo all’esecutore
che sa renderli con una certa
apparenza di facilità. Ragione che spiega
l’importanza del trillo finale egualmente
che la vaghezzaTdel capitello corinzio, eil
soffermarsi immobile il danzatore dopo
molti rapidissimi giri dopo i quali stimasi
difficile riprendere l’equilibro.
LII. Egli è qui luogo di ricordare il
dovere che hanno gli artisti di sagrificare
alle grazie, temperando tutte quelle espressioni
che si riferiscono a soggetti spiacevoli
quando non si possano evitare intieramente.
Sebbenelearti debbano non al solo diletto,
ma al perfezionamento morale per quanto
sta in loro aspirare, egli è però vero che
non possono giungere a sì nobile scopo che
Fer mezzo di quel diletto che nasce dalesercizio
di sensibilità e della vita: eser(a)
Vedi il N. 40 di questa Gazzella.
DI MILANO
La musique, par des inflexions vires, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas»
sions. peint tous les tableaux-, rend tous les objets,
«soumet la nature entière à ses savantes imitations,» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen»
timents propres à l’émouvoir.»
J. J. Roussf.au.
j! cizio al quale la volontà ricusa di prestarsi
1 se si tratta di oggetti o idee ributtanti. La: vista di un cadavere o di un’orrida ferita
fa torcere lo sguardo inorridito, cosi come
j le grida stridule e forsennate feriscono inI
gratamente l’orecchio e conviene veraI
niente che l’artista sia di pessimo gusto,
e d’animo tutt’altro che gentile, per lordare
sè stesso e l’arte con la rappresentazione
di cose che l’urbanità proscrive;
massimamente se non giustificate da lodej
vole scopo.
Il Pittore ed il Poeta, le cui arti possono
accennare ad oggetti materiali e determinati
e sono per ciò stesso dotate di
un’influenza più immediata sulle idee,
possono più spesso essere condotti dalla
natura dell’argomento ad accennare a simili
idee; ma sono in pari tempo con
maggior facilità avvertiti della loro sconcezza
e bruttezza.
Il musico non è meno in pericolo di cadere
in siffatti errori senza poterli poi giustificare
colla ragione di lodevole scopo
morale al quale egli coi soli mezzi dell’arte
propria non può mirare che indirettamente.
Pel musico sono trasgressioni a sì giusto
precetto le imitazioni obbiettive di suoni
discordanti, di voci urlanti, di grida smoderate
quando si vogliano rendere troppo
| fedelmente a costo della buona armonia.
Ciò fanno quei concertisti ciarlatani che
privi di vero merito cercano supplirvi imitando
l’abbajar de’ cani, il miagolar dei
gatti, e tante altre scioccherie che il solo
idiota applaude credendole cose molto difficili.
Più ancora il trasgrediscono quei maestri
che disprezzando le leggi più inconcusse
della buona armonia, affastellano nelle loro
composizioni modulazioni viziose, armonie
discordanti, errori d’ogni sorta, sì che se
argomentar volessimo il grado di squisitezza
del sentire dal modo di scrivere di
molti di essi, non privi di felice immaginare
e di talenti artistici, saremmo portati
a crederne ben ottuso l’organo sensorio.
No, le leggi dell’armonia non sono nè
convenzioni da cui si possa deviare, nè
sono dettate dal capriccio o dispotismo dei
maestri istruttori; ma la rivelazione dell’intima
natura dell’uomo in relazione coll’arte,
sono il limite del bello nell’elemento
armonia.
Chiuderemo questo articolo con ricordare
ai novelli Scrittori la necessità di formarsi
uno stile ponendo sott’occhio un’osservazione
pur troppo giustissima che ci
vien fatta dai critici stranieri alla quale non
Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta c alVdnloloyia
classica musicale è di Aust. lire 24 anticipate.
Pel semestre e pel trimestre in proporzione. I.’affrancazione
postale della sola Gazzella per l’interno della
Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad.-11111110
lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio
della Gazzella in casa Ricordi, contrada degli Omenoni
K.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi,
ec. vorranno essere mandati franchi di porto.
vale rispondere altrimenti che colf invincibile
eloquenza dei fatti.
LIII. A ragione osservano essi che nella
musica italiana, specialmente drammatica, ( quasi la sola che abbiamo dacché
fummo presi dalla mania delle riduzioni)
a partire dalla rivoluzione Rossiniana, non
ostante la moltiplicità degli scrittori, trovasi
una tale uniformità che difficile ne
rende il riconoscere lo stile individuale di
ciascuno, e ben poca varietà e meno novità
presentano le nuove produzioni. (*)
Dipende ciò forse da carattere nazionale?
0 dovremo noi pendere verso l’opinione
di chi reputa esaurite tutte le possibili combinazioni
e nulla di nuovo ed originale potersi
ornai immaginare? Nè l’ima nè l’altra
ci sembrano le vere cagioni e perchè riflettiamo
quanto varia è dovunque natura
e perchè troviamo grandissima differenza
di stile e molta novità negli autori stranieri.
Rensì crediamo tanta uniformità dei nostri
nascere dall’essersi fatti seguaci, anzi
schiavi di certe determinate forme e per
lo favore che ottennero presso il pubblico,
e per la fatica che in seguirle si risparmia.
Volgiamo lo sguardo alle nostre opere
teatrali, consideriamone le sinfonie, le arie,
1 duetti e troveremo quest’uniformità, queste
forme che fanno di essi quasi un medagliere
in cui non trovi variati che i tratti
delle fisonomie che vi sono effigiale. Sempre
le medesime divisioni di tempi, sempre
motivi intercalati coi crescendo e negli adagio
e nelle cappellelte e nelle sinfonie e
nei pezzi concertati. La medesima uniformità
si può di leggieri osservare nell’arte
di trattare gli accompagnamenti: sempre
i medesimi arpeggi o piani o a sestine o
a contrattempi o a suoni battuti. Ora qual
novità vi può essere mentre si seguono
così servilmente le medesime traccio? Fossero
anche sempre nuovissime le melodie,
sempre svariate le modulazioni vi sarebbe
pur sempre monotonia se non si varia la
disposizione, e le forme degli accompagnamenti,
e non si tralascia di intercalare
coll’ornai troppo sentilo crescendo rossiniano
(9).
(8) Questa accusa ci fanno gli stranieri c specialmente
i francesi. Hanno ragione, e pochi 0 nessuno de’ nostri
scrittori di musica potino vantarsi di non meritarla. A
che serve adunque il ribellarsi? L’amore della gloria
nazionale debbe impegnarci a smentire col fatto tale
censura, non con polemiche che vane riescono quando
non sostenute dal vero.
(9) Aggiugni a questa monotonia di condotta quella
non meno nocevolc degli accompagnamenti. Cinque o
sei forinole di arpeggi c movimenti d’armonia, ceco lutto.
È egli questo buon mezzo di ottenere varietà ed interesse? Non mai: chè anzi lo associare queste idee accessorie
tanto comuni ad una melodia benché peregrina Apriamo ora gli spartiti del Guglielmo
Teli di Rossini, di Roberto il Diavolo o
degli Ugonotti di Meyerheer, della Mula
di Portici di Auber, del Tebaldo e Isolina
di Morlacchi, del Giuramento di Mercadante,
e vedremo clic, sciolti dalla servilità
delle forme, ne nasce ben tosto maggior
novità, e non essendone men ragionata
la condotta, l’interesse ne è più vivo,
il carattere più individuato, e il genio più
libero spazia.
Allo scrittore che veracemente il voglia
non sarà difficile formarsi uno stile,purché
alla propria immaginazione appresti alimento
colla lettura di quegli autori che
più si distinguono per originalità. Rossini
ebbe immaginazione fervidissima, eppure
dopo certo numero di opere sembrò quasi
esausto; quando recatosi a Parigi, ed ivi
pascolata la mente coi capi d’opera delle
scuole Tedesca e Francese, potè prendere
nuovo slancio e sorprendere di nuovo 1 Europa
col suo Guglielmo Teli, in cui niuna
reminiscenza trovi delle opere antecedenti.
Ma alla lettura conviene applicarsi non
già per imitare il fare di tale o tal altro
maestro, bensì per ampliare le proprie vedute
e risvegliare la fantasia. 11 vero fonte
da cui derivare lo stile è il proprio cuore.
Fatto tesoro di idee, conviene studiare sé
stesso ed esprimere ciò che si sente; ma
sovra ogni cosa conviene guardarsi dalle
forinole.
11 ripetiamo; formarsi uno stile non è
cosa sommamente difficile, e se riescono i
semplici esecutori ad imprimere un carattere
particolare a tutto che suonano o cantano,
benché lavorino le idee altrui, ben
più facile ciò sarà al compositore. Così fecero
i grandi artisti d’ogni genere, tempo
e nazione, e i loro nomi celebra non peritura
fama.
Qui non possiamo a meno di lamentare
altamente la mancanza di una istituzione
in questa nostra Italia, il di cui scopo sia
di lar conoscere le migliori produzioni dei
maestri d1 ogni tempo e nazione che non
possono trovar luogo nei nostri teatri. La
quale istituzione potrebbe recare in uno
tre sommi vantaggi. L’istituzione degli artisti
cioè, maggior buon gusto e intelligenza
nel pubblico, e mezzo facile agli
esordienti di farsi conoscere, esponendo coi
necessari mezzi di esecuzione le loro composizioni.
Giunti gli alunni di composizione al termine
dello studio del contrappunto, tutti
si accordano nel raccomandare ai medesimi
l’osservazione continua delle opere dei migliori
maestri, e di prenderle a modello;
ma a dir vero lo studio fatto sulle partizioni
senza sentirne l’effetto nell’esecuzione
è di ben poco giovamento. Egli è come
studiare su una piccola incisione appena
delineata le opere di Raffaello, di Tiziano,
di Canova, di Migliava, di Hayez.
Questi medesimi alunni poi han duopo di
provare le proprie forze, di esporsi al giudizio
del pubblico per farsi dotti di probasta
a coprirla di una tal quale monotonia ed a farle
perdere gran parte di sua originalità. Si consultino su
di ciò le incomparabili opere di Beethoven, in ispecic
gli adagio delle sue meravigliose sinfonie. Nè si creda
che noi vogliamo distogliere gli artisti novelli da quella
semplicità che il buon gusto tanto raccomanda nelle
orti tutte, e consigliare un fare complicalo e confuso.
Vorremmo vedere anzi questa semplicità nelle compozioni
musicali de’ nostri maestri come la rinveniamo
nelle statue di Canova, di Barlolini, di Barimi, di Pampaioni;
nei dipinti di Rafaello, del Quercino, di Tiziano,
di Guido, ecc. Ma non si confondano le idee. Altro è
semplicità, altro è scipitezza e sterilità di maniere, così
come altro è confusione, altro eleganza, altro è grazia,
altro alienazione.
pria esperienza e per trovar committenti,
al che fare trovano mille ostacoli. Infatti
vogliono essi far conoscere le loro produzioni
col mezzo della stampa? conviene
fare le spese dell’edizione col rischio di non
esitarne dieci esemplari. Cercano aprirsi la
via sempre pericolosa del teatro? conviene
lottare colla ritrosia degli appaltatori sempre
diffidenti, perchè non tutti capaci
di giudicare da sè del merito di un maestro.
Tendono essi allo stile di Chiesa?
Saranno costretti per lo più a commettere
le loro composizioni a scarsa e cattiva orchestra,
cui per giunta increscono le prove
troppo necessarie ad una passabile esecuzione.
Sorte comune a tutti i maestri che
non hanno acquistato tanta fama da poter
dettar legge ai committenti.
A tutto ciò provederebbe abbondantemente
un’Accademia non difficile ad istituirsi
in qualunque città possegga un Conservatorio
od una sufficiente orchestra. E
se ne ritrarrebbe inoltre il vantaggio di
diffondere sempre più il buon gusto nel
pubblico, la cui retta maniera di giudicare
dipende in gran parte dal numero dei confronti
che può fare. R. Boucheion.
DELL’ISTROMENTAZïOAE.
( ContiMiiaatotte (i)j.
Forte e solenne è il timbro della tromba,
e specialmente s’addice alle idee guerresche,
a’gridi del furore e della vendetta,
del pari che ai canti del trionfo; egli si
presta alla espressione di tutti i sentimenti
forti, fieri e grandiosi, alla più parte dei
tragici accenti; può altresì bene essere adoperato
in un pezzo allegro, quando che
ivi spiri una colai specie di allegrezza pomposa,
grave e solenne. L’estension della
tromba è a un dipresso come quella del
corno, li cui suoni aperti, essa (all’ottava
superiore) tutti possiede. Alcuni artisti pervengono
non infelicemente a cavar della
tromba suoni chiusi; ma queste note tornano
così sgradite all’orecchio e così male
intuonate, che quasi tutti i compositori si
sono lodevolmente guardati e tuttavia si
guardano di farne uso. Vuoisi ancora preterire
l’uso del contra do basso che è di debole
e volgare sonorità, nè alcuno effetto speciale
produce, e può in luogo di quello collocarsi
una nota di corno incomparabilmente per
tutti i conti migliore. Il fa acuto è un po’
troppo alto: questo difetto e la difficoltà
di pigliarlo di posta, mostrano che bisogna
solamente trattarlo per nota di transizione
melodica fra il mi e il sol. Quanto detto
ho del numero de’diversi tuoni del corno,
del modo di renderli utili per mezzo dei
pezzi aggiunti, e delle precauzioni da
aversi rispetto alle note alte de’ tuoni acuti
0 alle note gravi de’bassi tuoni, può convenire
ottimamente anche alle trombe.
D’uopo è solamente aggiugnere che il
destro di scriverle in tuoni differenti non
viene altrimenti spesso. La più parte delle
nostre orchestre non hanno che due trombe
e due corni a chiavi in luogo di quattro
trombe, onde meglio è, in questo caso,
lasciare le due trombe in un tuono solo,
bastando per complemento dell’armonia,
1 due corni a chiavi i quali possono prestare
tutti gli intervalli, ed hanno un
timbro non tanto differente da quello delle
trombe, per cui possono ben fondersi ini,
27, 32,
sieme nel complesso. Comunemente non
sogliono abbisognare due trombe in tuoni
differenti se non nel tuono terza minore,
quando si voglia loro assegnare alcun passo
die porti indispensabilmente l’uso della
terza o quinta nota della scala. In sol diesis
minore, per esempio, se bisogna far suonare
successivamente ad una tromba le due
note sol diesis e si, mentre che l’altra farà
sentire una terza sopra od una sesta sotto,
le altre due note si e re diesis, è indispensabile
di avere una tromba in mi naturale
(il cui mi e sol danno sol diesis e si) e
un’altra in si naturale (il cui do e mi naturale
danno il si e il re diesis)j questo
ha fatto il sig. Meyerheer nella grande
scena dell’alto quarto degli Ugonotti.
Quantunque sia invalso l’abuso continuo
del fòrte nelle trombe, s’hanno però buoni
effetti dal piano di esse; Gluck, per uno
de primi l’ha provato con quella sua lunga
tenuta di due trombe unite pianissimo
sulla dominante, nell’andante dell’introduzione
della Ifigenia in Tauride’, Beethoven
poscia (spezialmente nell’andante della sua
sinfonia in la), e Weber, n’hanno tratto
ottimo partito. Perchè queste dolci note
possano essere con sicurezza emesse, bisogna
generalmente desumerle dall’accordo
di sesta e quarta inferiore, sol, do, mi,
sol, togliendosi dal sol sopra le righe, e
non farle troppo rapidamente succedersi.
11 si bemolle di mezzo è troppo basso,
onde bisogna temperare questo difetto di
precisione colla forza dell’emissione del
suono: esso non deve però aversi nel novero
delle note dolci della tromba. Il do
superiore non ha questo sconcio, onde
può essere tenuto, e può prendersi con
dolcezza, se non altro sui quattro tuoni
inferiori, la naturale, si bemolle, si naturale,
e do. Nel tuono di re, io credo
che un valoroso artista possa, sostenendo
questo do, dargli molta dolcezza, ma sarà
prudente coprirne 1 entrata con un Jorte
del resto dell’orchestra.
Ad onta della fierezza e importanza del
suo timbro, pochi stromenti sono stali più
avviliti della tromba. Sino a Beethoven e
a Weber, tutti i compositori, non eccettuato
Mozart, si sono ostinati a condannarla
e costringerla ai vili termini di servir
di ripieno, o a farle suonare due o tre formole
di ritmo, sempre quelle stesse e pedestri
e ridicole, e spesso sconvenienti al
carattere del pezzo ove si fanno entrare.
Questo sciocco luogo comune s’è finalmente
abbandonato oggidì; tutti i compositori
che hanno stile, ai disegni melodici,
alle forme d accompagnamento, e allo
squillar ripercosso delle trombe danno la
latitudine, la varietà e l’indipendenza che
si conviene alla natura dello stromento.
Per giungere a questo è stato bisogno che
trascorresse quasi un secolo.
Le trombe dette dai francesi a pistons
hanno il beneficio di potere, come i corni
a pistons, percorrere tutta la scala diatonica
e cromatica. Esse niente (così modificate)perdono
del timbro della tromba ordinaria,
e la precision loro è al tutto soddisfacente.
Le trombe a semplici chiavette non possono
compararsi alle precedenti quanto al
suddetto beneficio.
La tromba che i Francesi chiamano a
coulisse altro non è che la tromba ordinaria
fornita d’uno apparecchio meccanico
per mezzo del quale l esecutore, col semplice
movimento di un dito, può ad un
tratto cangiare il tuono dell’istromento.
(Sarà continuato).
questi
Sin
seconi
Seri
giro i
dell’a
sentii
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ed eg VARIETÀ.
5^ IiA 6A11ETTA MUSIC AUE
vW DI MIUAAO
DIA LOCO TRA SIMPLICIO E SEJ1PROJIIO
(Il diulogo è già incominciato/.
Semp. Davvero!... E qui si va dicendo
che la Gazzetta Musicate è un giornale
che pute di saccenteria?... E chi è che lo
dice?
Sirnp. Tutti. Dimandatene a chi volete
e sentirete ad una voce la stessa canzone.
Non v’è classe di gente che non abbia la
sua dose d’antipatia colla Gazzetta. 1 più
dichiarati nemici son gli articolisti teatrali;
ma ve ne sono in tutte le condizioni. Per
esempio i maestri veterani e i maestri novizj;
quelli che son famosi c quelli che credono
di esserlo; gli scrittori letterati e
quelli che non lo sono; i filarmonici virtuosi
e i filarmonici orecchianti; i mercanti
di carta e i mercanti di musica; chi sa le
note e chi non le sa; i lettori oziosi e i
lettori studiosi; quelli che ragionano e
quelli che non ragionano. Oh! in quanto
a questo siale sicuro che i suoi antagonisti
non sono nè pochi, nè d una sola pasta:
se ne trovano d’ogni qualità.
Semp. Ma, e le ragioni per cui fanno
questo giudizio le espongono poi?
Siin/>. Altro che esporle! E sono varie
secondo i cervelli che ne ragionano.
Semp. Davvero, che non so tacervi la
mia meraviglia! Io che finisco adesso il
giro d’Italia, e ne parlai con quanti dotti
dell’arte mi vennero conosciuti, non ne
sentii che espressioni di favore. Al mio
arrivo ne tenni discorso anche col suo
proprietario per se’co lui congratularmene,
ed egli pure mi fe’ intendere che aveva
motivo a’ essere contento della sua intrapresa,
dacché da tutti i paesi d’Italia aveva
ricevuto lettere di lusinga sul conto della
sua Gazzetta musicale. Vedete se giustamente
ho a maravigliarmi di ciò eli’ ora
ascolto. Ma, per vederci un po’ meglio,
di queste tante ragioni per cui i suoi censori
l’accusano di pedanteria sapreste voi
dirmene qualcuna?
Simp. Anche tutte se avete piacer di
sentirle. V’ho già detto che son varie secondo
la varietà delle teste che ne discorrono.
Chi ne adduce una, chi un’altra. I
maestri veterani, per esempio, quelli che
son famosi, sostengono che gli scrittori
della Gazzetta musicale, tranne qualche
eccezione, sono come i cercatori della pietra
filosofale, perchè nella musica del tempo
presente non trovano nemmeno un’opera
che li soddisfi veramente, e appena è che
si degnino di concedere la loro ammirazione
ai maestri già morti da quasi un secolo.
Cercano la perfezione, e si sa che
la perfezione è al di là le mille miglia di
questa bolla di sapone. Stampano che llossitii
non è sempre abbastanza estetico,
che. Bellini è povero d’armonie, che Mercadante
è fragoroso, che Donizetti è trascurato, che Bacini è leggero e bizzarro,,e così di tutti gli altri che vengon dopo
questi: ne hanno una per tutti. E dunque
naturale che nessuno de’compositori cui ella
prende a rivedere il pelo possa essere di
buon animo con chi va seminando per il
mondo di simili dicerie, che son cavate
fuori da certi loro ragionamenti che sanno
di filosofia e che bisogna far troppa fatica
di testa a capirli. I maestri novizj poi
sostengono che la Gazzetta musicale non
sa quel che si voglia, ed è ingrata verso
il progresso del suo secolo, perchè disconosce
i pregi di tutte le più recenti produzioni,
divulgando per terra e per mare
che la musica melodrammatica è decaduta
dacché Bellini e Rossini non fanno più
opere, quasicchè dopo Bellini e Rossini
non siasi più udito un nuovo spartito, ed
i teatri siano sempre stati chiusi. I così
detti virtuosi poi l’hanno fieramente colla
Gazzetta musicale perchè, quando parla
di loro, si degna a malapena di dire quello
che pensa, in tuon laconico e senza tante
smancerie, nè badando ad officiosità ed a
riguardi d’abbonamento, il che, come vedete,
è un andar contro la corrente, ed e
proprio un voler drizzare le gambe ai cani.
L’hanno poi con essa acremente, perchè
come la più parte degli altri giornali non
vuol farsi proclamatrice a snou di tromba
delle loro vicende teatrali, de’ loro trionfi, e
non parla che di quelle cose che sente colle
sue orecchie, e vede co’suoi occhi. Anche
questo è un voler singolarizzarsi senza utile
proprio e senza compiacimento di nessuno.
1 così detti dilettanti ed orecchianti, che
sou quelli che danno i giudizj più sicuri
in fatto di musica, aneli essi non hanno
alcun buon sangue colla Gazzetta musicale
perchè, con una fantasia tutta sua, abbandonando
il giudizio della moltitudine, vuol
mettere in campo quello soltanto delle sue
dottrine, il che e un far della musica
un’arie arcana, che non capiscono che
quelli che hanno studiato assai per capirne
i misteri. Fin adesso ci fu sempre musica,
ci furon compositori, gli uni migliori
deMi altri, e non s’è mai udito far distinzione
nè di melodia, nè d armonia, nè di
scuola italiana nè di scuola tedesca, né di
espressione, nè di imitazione o estetica,
nè di stile elaborato, né di stile semplice,
ne di sapienza drammatica, nè di sapienza
istromentale: tutte corbellerie che non l’anno
che imbrogliare la testa di ehi vuol leggere
gli articoli teatrali senza darsi la briga
di pensare se dicono delle cose sensate,
ovvero delle freddure. In teatro si deve dir
bello quello che piace alla moltitudine,
sia pure a dritto o a torto, e chiunque ha
le orecchie.è in grado di sentirlo e giudicarlo.
Hanno dunque ragione i buongustai
di averla colla Gazzetta musicale, perchè
vuol toglier loro la facoltà di giudicare,
sostenendo che senza una positiva ed
illuminata educazione artistica non si può
far buono e fondato giudizio de’lavori di
arte. Che importa di sapere il do-ve-mi per
conoscere se una cabaletta è bella o brutta?
Credetelo: sono corbellerie che non fanno
che confondere senza giovare ad alcuno.
Così poi 1 hanno colla Gazzella musicale
alcuni mercanti di musica e di carta perchè,
parlando poco bene delle moderne produzioni,
fa discredito alla loro merce, e gran
parte della musica che stampano marcisce ne
loro magazzini. Questo è un danno assoluto
di cui la sola Gazzetta del Ricordi è colpevole,
e dovrebbe essere obbligata a compensarne
i danneggiati. Degli scrittori d articoli
finalmente non parlo. Essi che hanno finora
tanto bene tenuto il campo della critica
teatrale non possono soffrire la pretesa
di taluni che vorrebbero cacciarli di
scranna vantando dottrine e principj, teorie
e sistemi, che finora furono al limbo senza
che si sentisse mai la necessità d" invocarli.
Le loro ragioni son precisamente come quelle
degli orecchianti che non giudicali d’altro che
dell’effetto, per quel che ne sentono; colla
sola differenza che i primi spiegano le loro
opinioni colle parole, questi cogli scritti.
Per me trovo che fanno benissimo. Guai
se i giornalisti non dovessero parlare che
di quelle cose che sanno! La musica che
deve essere un’arte di mero diletto per
coloro che hanno orecchie, se non diletta,
manca al suo scopo, e quindi non è più
musica. Io son quindi persuaso che tutti
han ragione di dire che la Gazzetta musicale
pute di saccenteria.
Semp. E non son altri che questi gli argomenti
con cui dimostrano la rettitudine
del loro giudizio?
Simp. Che diamine! E non vi par che
bastino?
Semp. Son anche troppi per mostrare la
cieca vanità di certi ragionatori! Mi permetterete
però che vi dichiari che non sono
nient affatto dell opinion vostra. Anzicchè
provare che la Gazzetta musicale sa di
saccenteria, le ragioni che voi m’avete comunicate
dimostrano eli’ essa fa egregiamente
il suo dovere.
Simp. Scusatemi, ma temo che sia più
facile dirlo che provarlo.
Semp. E vero, perché a provarlo occorrerebbero
molte parole che non è or tempo
di fare. Nondimeno vi pregherò d’avvertire
che dacché gli uomini han per costume
di dir male di quelle cose che li privano
della licenza e li guidano al bene, s’è
sempre udito che, quando non han più
nulla a susurrare contro chi s’adopera ad
illuminarli, si vendicano col dire che son
pedanti o che son lunatici. Provatevi ad
impedire gli abusi di questa nostra amorevole
società, e sentirete quante benedizioni
di pedanteria o peggio vi capiteranno
addosso.
Simp. Si; ma questo non sarebbe veramente
il caso.
Semp. E il caso per l’appunto. Ne volete
una prova? E perché cotesta gente
che chiama saccente o anche pedante la
Gazzetta, musicale, invece di limitarsi a
propalarlo colle parole non lo mostra a
tutto il mondo coll’organo delle stampe?
La Gazzetta musicale, non predica le sue
teorie di soppiatto, ma parla e discute al
cospetto di tutti. Per qual motivo chi ha
dei ragionamenti migliori dei suoi non li
pubblica cogli scritti e manifesta cosi la
sofisticheria, l’artificiosità, la stranezza,
l’inopportunità delle sue dottrine? Questo
dovrebbero fare e non accusare di
pedantismo chi s’affatica di giovare all’arte
col far conoscere i difetti che ne guastano
i lavori. Ma qui abbiate anche me per iscusato
se vi dico eli è più facile il dirlo che
provarlo.
Simp. Le ragioni ch’io v’ho spiegate valgono
di prova per molti.
Semp. Sì, valgon di prova per molti,
ma son tutti di coloro che, o non sanno
vederne l’erroneità per difetto di naturale
intelligenza e per mancanza di coltura musicale,
o di coloro che fan guerra alla Gazzetta
dedicata alla musica perchè essa ha il
coraggio di parlare schiettamente la verità. La
verità, voi lo sapete, partorisce tutt’altro che
amore. Vedrete or quindi che non è la cosa
più prudente l’affidarsi ai giudizj di simili
condannatori che hanno troppo palese interesse
di Screditare chi non s’inchina ad
incensarli come son usi d’essere incensati; e
troverete che non a torto io ricuso di rimettermi
ai giudizj loro come a quelli di
gente troppo pregiudicata. Del rimanente
abbiale per certo che non fa mestieri d una
gran perspicacia per mettere in evidenza la niuna -validilà delle loro;a?gornentazioni.
Simp. Questo mi piacerebbe di vedere.
Semp. Ve ne darò una mostra. Avete
detto, se non isbaglio, che gli scrittori della
Gazzetta musicale sono come gli addetti erranti
in traccia di una pietra di paragone
0 perfezione musicale che non è possibile
rinvenire tra gli uomini, perchè la perfezione
non è abitatrice di questa terra. Ora siate
compiacente di rispondere ad una mia domanda.
Non è dessa la critica quella che
prende a ponderare le opere dell’ingegno
per sceverare il bene dal male e distinguere
1 pregi dai difetti?
Simp. Sì i ma v’è una critica larga e alla
carlona e v’è una critica solìstica e severa,
v’è una critica indulgente e disinvolta e v’è
una critica incontentabile e dura. Quando
un capolavoro ha fatto il giro del mondo
ed ha avuto il suffragio di tutte le nazioni
non deve più essere guardato tanto per
sottile.
Semp. Qui è dove appunto vi voleva.
Non v’è opinione più dannosa di questa. E
appunto nei capolavori che labuona e schietta
critica deve usare tutto l’acume della sua
penetrazione. Essendo infatti verissimo ciò
che voi dite che la perfezione abita le mille
miglia al di là di questa bolla di sapone,
importa che ciò che non è bello sia separalo
da ciò che è bello affinchè gl’inesperti,
che si propongono a modello quelle opere
non confondano i pregi colle pecche. Nulla
di più funesto alle arti che la cieca imitazione
dei lavori del genio: il cattivo,
perchè più facile, è sempre imitalo a preferenza
del buono. La vera critica, senza
riguardo alla grandezza dei nomi degli autori,
ha sempre atteso a quest’officio, nè
mai incorse nella taccia di pedanteria. E
che? chiamerete voi pedante Orazio perchè
osò dire che alcuna volta Omero s’addormenta?
Chiamerete pedanti lutti i critici
perchè hanno notato che Virgilio con
assai poca discrezione tolse e ritolse immagini,
pensieri, interi versi a tutti i poeti
che vissero prima di lui ed a quelli che
vissero con lui? Chiamerete pedanti tutti
i buoni intenditori che dissero che le cantiche
del Purgatorio e del Paradiso dell’Alighieri
sono notevolmente inferiori a
quella dell Inferno, perchè qui è assai meno
teologo e molto più poeta? Chiamerete
pedanti tutti coloro che han posto in chiaro
come quel gran sentimentalista del Petrarca
fu talora, anzi spesse volte più freddo d’un
materialista, facendosi ad esprimere le passioni
con dei giuochi di parole? Quale
opera antica o moderna sortì nel mondo
così perfetta in ogni sua parte per essere
invulnerabile al dardo della critica? Perciocché
la musica è un’arte di diletto, i suoi
cultori soltanto saranno una schiatta così
privilegiata perchè la ragione umana s’incurvi
dinanzi ad essa come davanti ad un
mistero, perchè ogni insania si tenga in
luogo d’un’opera ispirata, e perchè ogni
sbrigliato cervello venga ad imporre il suo
modo d’agire come norma del bello? No:
per quanto parziale fosse la natura verso
i facitori di note a tanta ingiustizia non
ha condannato 1 ingegno. Se i più grandi
uomini che onorarono l’umanità soffersero
in pace il giudizio della critica, se lo sopportino
con rassegnazione anche i maestri
di musica. Deprimete, che farete bene, la
critica mercenaria, la critica insipiente, la
critica presuntuosa, la critica di coloro che
favellali d’arti mostrando ad ogni sillaba
d’ignorarne perfin gli elementi; Aia lasciate
che la critica della ragione compia notabilmente
il solo ministero. Preziosa è l’opera
sua: essa è maestra e conservatrice
delle arti e delle scienze. Quando la critica
venne in balia di scrittori che null’altro
avevano di sapienti che la presunzione
e la ciarlataneria, allora le arti e le scienze
caddero nell’objezione. Se veramente potete
dimostrare che la Gazzetta musicale
pecchi di pedanteria, non fatelo gratuitamente
colle parole; ma cogli scritti come
provar dovete che falsi sono i giudizi che
ella pronunciò su Rossini, su Bellini, su
Mercadante, e su tutti i grandi compositori
che furono e che sono. Mostrate che
non sia vero che l’uno tradì spesse volte
l’idioma musicale, che l’altro fu disadorno
d’armonie, che l’altro fu prodigo di suoni
e sterile di nuove immagini, così di tutti gli
altri. Mostrate, se vi basta l’animo, col linguaggio
della scienza e della verità, che saccenteria
sono i suoi dogmi, sofismi i suoi
ragionamenti, cavilli le sue censure:, ma non
asserite che la Gazzetta musicale è un giornale
pedante perchè usa la critica ragionevole
così sulle opere che son celebrate
come su quelle che non lo sono. Quando
la voce della critica sarà degnamente ascoltata
le arti non mancheranno di ascendere
a quella sommità a cui possono pervenire.
Di tutte le altre ragioni che adduceste
non credo dover parlare perchè, come già
vi dissi, andremmo troppo per le lunghe,
ed io non volli darvene che una mostra.
A ben considerarle poi hanno tutte sì
chiari sulla fronte gl indizj della loro debolezza
che mi parrebbe un perdere il
tempo il ragionarne. Bastivi per ora la
prova che v ho data.
Simp. Non posso tacervi che diceste delle
belle cose a cui non mi sento la lena di
rispondere} ma la Gazzetta musicale, credete
a me, che è un giornale che sa di saccenteria.
Semp. A rivederci, Simplicio. Procurate
di star sano di corpo perchè di mente pur
troppo so come state.
Simp. A rivederci. (fra sé) Diamine!
che avesse ragione? G. V
NOTIZIE VARIE.
— Firenze 10 settembre 1842. Anco in quest’anno
per l’affluenza degli uditori, e per l’abilità degli alunni brillantissimi
riescirono gli esperimenti delle scuole di musica
dell’I. e R. Accademia di belle Arti. Una piccola fanciulletta
fu premiata per il Solfeggio, e la signora Coitz
riportò il premio per il pianoforte. Tre prèmi furon distribuiti
nel canto, uno al signor Augusto Mariotti basso,
altro al signor Ettore Dei Noce tenore, ed altro alla
signora Annunziata Vannini soprano. Il quasi egual talento
dei due piccoli concorrenti al violino eccitò un qualche
dibattimento nel corpo accademico per la destinazione
dcH’unico premio fissato per quella classe di concorrenti. I
due fanciulli Luigi Vannuccini, e Orlo Conti suonarono
ambedue con pubblica c generai soddisfazione delle assai
diflìcili Variazioni sopra un tema del Pirata, composte
dal loro maestro cav. Giorgelti. Il premiato fu il Vannuccini;
ii Conti riportò l’onore dell’accessi, ed una
medaglia d’incoraggiamento, il saggio dei progressi individuali
degli alunni delle varie classi che ha luogo
dopo la collazione dei premi, nella generalità fu soddisfacente;
ma chi più si distinse fra quelli si fu Roberto
Fcrroni giovinetto di appena quattordici anni, che con
la perfezione propria di un valente artista eseguì sul violino
un Tema con Variazioni di Mavseder. Nei pezzi
d’insieme produsse un magnifico effetto il primo tempo
del Quartetto in do minoro opera 18 di Beethoven eseguito
da sette primi, e sette secondi violini scolari
tutti, quattro viole, tre violoncelli ed un contrabbasso
di rinforzo. Per la perfetta unione in tutti gli accenti
musicali proveniente dalla uniformità di scuola, per
la precisa intonazione, il brio, forza ed intelligenza, niente
vi si lasciò a desiderare. Il Coro finale del Messia d’Haendel
eseguito da circa ottanta alunni fu il pezzo classico che
compì il trattenimento. Evvi oggi in Firenze nella gioventù
una straordinaria tendenza a coltivar gli studj della
musica. Le scuole suindicate contano più d’un ccntinajo
d’alunni, e fra questi si manifestano anco delle felici
disposizioni, le quali abbisognerebbero, per giungere
alla necessaria perfezione nelle varie diramazioni dell’arte,
di una istruzione più completa di quella, che
nello stato- attuale possono ofTrirc le scuole suddette.
Scarso vi è il numero dei maestri di fronte all’affluenza
degli alunni. Fra gii stromenti da arco non vi si insegna
che il violino: non vi ha maestro che insegni a suonar
stromenti da finto, ed uno solo ha l’incàrico di insegnare
il Pianoforte, l’armonia, c l’accompagnamento tanto a
numeri che in partitura. La scuola del contrappunto
vorrebbe essere riattivata, giacché da qualche tempo
manca di resultali, nè ofTre che pochissimi, od anche
nissun concorrente ai premi annuali, come appontogaccadde
in quest’anno. Per il maggiore incremento e per
il progresso dell’arte musicale sarebbe dunque a desiderarsi
che da coloro a cui si spetta fossero presi quei
necessari provvedimenti, affinchè questo Regio Stabilimento
giungesse a recare la maggior possibile utilità
pubblica, c si acquistasse una fama italiana, come potrebbe
godere, sia per il merito distinto di alcuni dei
maestri già proposti all’insegnamento, come pei resultamenti
che allora potrebbcscne ottenere.
— Vienna. Il celebre sonatore d’arpa Parish-Aivnrs
è tornato qui da Milano, e sposa la giovine artista Melania
Lexvy, figlia del rinomato suonatore di corno, e
professore al nostro Conservatorio.
Si trovano qui attualmente lo stimabile maestro Dessauer,
e il sig. Romberg, figlio del celeberrimo violoncellista
Bernardo, e distinto suonatore di questo stromento
anch’egli, in procinto di dare un’accademia.
— Sono qui attesi fra poco il cel. [maestro di cfl[>pella
della Corte Bavarese, sig. Lachner, non che il rinomato
virtuoso Vicuxlemps.
— S. M. il Re di Prussia si è degnata di far avere
a Francesco Liszt un magnifico anello di brillante colla
sua cifra e quella della Regina; e un regalo di 400 Federici
d’oro al direttore di teatro Spiclbergcr per la
buona disposizione data all’esecuzione della serata musicale
ch’ebbe luogo il 9 settembre nel castello di Brulli.
Preziosi regali ebbero pure le..signore Schodcl e Weixelbaum
ed i signori Schunk, Òhleim e Formes, che vi
presero parte. (Dalla Gazz. Mas. di FiennaJ.
— Allorquando l’illustre Hunibold nel 1839, proveniente
da Astrakan, visitava il principe de’Kalmucki Sered-Deiab,
la cappella del principe, composta interamente
di Kalmucki e di un maestro di cappella russo, eseguiva
con grande abilità delle uverture di Mozart e di Rossini
durante il pranzo; l’aspetto di questi artisti con faccia
grossa, bruna e astuta, che maneggiavano destramente
gli stromenti europei era assai singolare.
— Tra i modelli al monumento da erigersi a Beethoven
nella città di Bonn, l’Accademia di Diisseldorf ha
compartito il premio allo scultore Hàhnel a Dresda; egli
fu incaricato della sua esecuzione con piccoli cangiamenti,
il monumento sarà fuso nell’autunno del 4843 in bronzo,
e consegnato mediante contratto al luogo dell’erezione,
alla quale occasione si solennizzerà, si crede, sotto la
direzione di Liszt, una festa musicale di tre giorni, invitandovi
tutte le notabilità artistiche.
— Notevoli cangiamenti ebbero luogo presso il Conservatorio
di Parigi. I signori Duprez e Manuel Garcia
vennero nominati professori di canto; il signor^Enrico
licrz e madama Farrenc professori di pianoforte, li
signor Gallay professore di corno. I signori Dourlcn professore
d’armonia, Adam professore di pianoforte, Henri
professore di canto c Dauprat professore di corno ebbero
la loro giubilazione. In oltre.Idam, il decano dei
pianisti e professori francesi ebbe la nomina di Ispettore
generale degli studj di pianoforte presso il Conservatorio.
— Leggiamo nella Gazzetta Musicale di Parigi: La
compagnia dei virtuosi tedeschi ora a Marsiglia, vi produce
grandissimo effetto non solo nelle opere della scuola
tedesca ma anche in quelle deH’-italiana, c specialmente
nella Sonnambula di Bellini!!
— Domenica scorsa 48 settembre,aggiugne la suddetta
Gazzetta, nella Chiesa di Sévres, si eseguì una Messa
in musica che produsse il più grande effetto, poiché era
opera di un fanciullo di tredici anni, il giovinetto Rinaldo
di Vilbach, il quale aveva già fermata l’attenzione della
regina e di S. A. R. la duchessa d’Orleans.
— A Magonza fino dal 5 settembre starasi preparando
una grande festa musicale che doveva aver luogo mercoledì
21 del corrente in occasione della riunione, nella
nostra città, del ventesimo congresso dei Naturalisti c
Medici tedeschi, la cui apertura si effettuò il dì susseguente.
A quel festival dovevano cooperare le società
filarmoniche (liederfafeln) di otto città; vai a dire: Magonza,
Darmstadt, Franenfel9, Hanau, Wisbaden, Manheim,
Colonia, Dusseldorf. Avevano a prendervi parte
mille e ottocento suonatori, o i cori si componevano di
mille e quattro cento voci all* incirca. Doveansi eseguire
fra le altre le seguenti opere: la Sinfonia in do maggiore
di Beethoven, l’oMcer/t/ra dei Franes-Juges di Berlioz, la
Sinfonia con cori di Mendelssohn-Bartholdy, e il Baldassare,
oratorio di Spohr. La direzione musicale del festival
era affidata ai signori Lachncr ed Enrico Essex, maestro
di Cappella di S. A. S. il granduca di Assia - Darmstadt!
-— Nell’accademia data a Francoforte sul Meno, lo
scorso 49 settembre dal rinomato pianista Hallè egli
eseguì fra la altre cose in compagnia dei celebri maestri
Mendelssohn-Bartholdy e Hiller un concerto per tre
Pianoforti dell’illustre Seb. Bach.
— II tenore Wilo cantò finora 2031 volte sul teatro,.
in 407 opere; il più sovente (133 volte) nella parte di
Zampa.
— A Dresda si diede il 24 settembre il FreischUtz
per la 100 volta.
GIOVANNI RICORDI
EDITORE-PROPRIETARIO.
BaD’I. R, Stabilimento Razionale Privilegiato
di Calcografia, Copisteria e ’Tipografia Musicale di CIOVMAI BICOfiSDI
Contrada degli Omenoni N. 1720.