Questo testo è incompleto.
Piccole vite Notte (Prati, XCVIII)
Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'

XCVII

GELSO

Mi ricordo d’un gelso (e il veggio ancora
rimpetto a’ lari miei), nelle cui fronde
si risvegliava, a salutar l’aurora,
uno stormo di passere gioconde.
Quel gelso è la mia mente, in cui s’asconde
lo stuol delle memorie; e, quando infiora
l’alba d’un raggio gli alberi e le gronde,
quelle arcane dormenti escono fuora.
E van cantando a la rugiada e al sole :
ma non tutte, non tutte han gaio il trillo ;
anzi qualcuna senza fin si dole.
E canta si, ma desolato è il canto:
ond’ io dentro di me la risigillo,
e le fan l’altre intorno un lungo pianto.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.