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FIGURA DELLA TERRA.
17. Prima di intrattenerci di ciò che ha luogo alla superficie della terra, sarà bene che ci formiamo una idea chiara della sua figura, e dei suoi rapporti col sole.
18. Se voi vi piantate ritto in mezzo ad una grande pianura, volgendo lo sguardo all’immenso mare, vi sembrerà che questo mondo, sul quale viviamo e ci moviamo, non sia altro che un piano sconfinato, e che non faccia bisogno che di andare lontano lontano, quanto basta, per toccarne i confini. È questa la prima idea che del mondo si formano i bambini, e così credette fermamente negli antichi tempi il genere umano. Il sole e la luna non dovevano sorgere e tramontare che per uso e consumo dei popoli che abitavano quella grande piattaforma; il cielo stellato, altro non era che una gran vôlta di cristallo che aveva sulla terra le fondamenta.
19. Ma è facile a chicchessia di persuadersi che l’occhio si inganna quando giudica la superficie della terra come fosse piana, mentre in realtà è curva anche dove sembra più piana. In un paese che sia piano, come lo è per esempio la bassa Lombardia, gli alberi e le case non sono più visibili alla distanza di quattro o cinque miglia. Se voi però salite sulla torre di una chiesa, voi scoprirete in lontananza una quantità di oggetti che non potevate vedere stando abbasso al livello della campagna. Che se vi fosse non molto lontano sull’orizzonte una catena di colli, stando su quella torre, vedreste aumentato il numero delle cime, mentre abbasso molte vi rimanevano nascoste. Quanto è maggiore l’altezza a cui vi levate, tanto maggiore sarà la lontananza a cui potrete scorgere gli oggetti sparsi sulla superficie della pianura.
20. Supponete ora di trovarvi al piede di un alto scoglio in riva al mare, intesi a guardare le vele di un bastimento che naviga in distanza. Se voi salite sulla cima dello scoglio, non vedrete soltanto le vele, ma anche il vascello che le porta, e probabilmente il vostro occhio potrà discernere ancora più lontano un’altro bastimento che appare come una semplice macchia sulla linea di confine tra il cielo e il mare, mentre era invisibile dalla spiaggia.
21. Trattenetevi ora, per un supposto, sulla cima di quello scoglio, ad osservare i vascelli per qualche tempo. Alcuni, che navigavano dapprima a tale lontananza da essere appena visibili, sembrano divenuti più grandi e più distinti. Comincerete infatti a distinguere le cime degli alberi maestri e le vele; a poco a poco vi si farà palese il resto degli uni e delle altre, finchè anche il cassero apparirà quasi allora allora sorto dal mare. Tutto questo vedrete, come se il vascello si levasse a poco a poco sopra quella linea di confine tra il Fig. 1 - Curva della superfice terrestre dimostrata dalla scomparsa dei bastimenti in lontananza sul mare. cielo e le acque, che noi siamo usi a considerare come i confini del mondo.
22. Intanto altri bastimenti, che prima erano vicini e visibili in tutto e per tutto, si saranno portati alla distanza in cui vedevate gli altri. Se non li avete perduti di vista, avrete osservato come, mano mano che si andavano allontanando, il cassero dapprima scomparve, come inghiottito dal mare, poi gli alberi e le vele, poi le cime di essi, finchè dileguossi tutto il bastimento.
23. Queste osservazioni vi hanno messo in possesso di altrettanti fatti, i quali dimostrano che la superficie della terra sulla quale abitiamo non è piana, ma convessa; è insomma la superficie di una sfera. Il far uso in tal guisa dei vostri occhi, cercando di trovar le ragioni di ciò che vedete, non dev’essere uno studio nè difficile, nè ingrato; eppure non ci vuole di più per potervi dire cultori di quella che si chiama scienza di osservazione. Mentre state badando ai vascelli naviganti, notando il diverso modo del loro presentarsi ai vostri sguardi quando vanno e quando vengono, voi osservate i fatti. Quando confrontate i fatti tra loro, e ragionate sui loro rapporti e sulle loro rispettive cause, e trovate che essi dimostrano la rotondità della terra, voi inferite dai fatti, ossia fate un’induzione. L’osservazione e l’induzione fanno la scienza.
24. Avete dunque osservato e dimostrato che l’antica idea, abbastanza naturale, circa la figura piana della terra, è assolutamente falsa, e che, per quanto la terra, e più ancora il mare, fino dove l’occhio può giungere, sembrino piani, non sono che parte di una gran superficie curva, anzi sferica. Partite dall’Italia in quella direzione che volete, viaggiando per mare e per terra, ma sempre avanti, sempre nella stessa direzione. Quando crederete d’esserne più lontani, vi troverete di nuovo in Italia, e precisamente nel punto da cui avete pigliato le mosse. L’esito brillante del nostro viaggio, sarebbe una prova diretta e materiale che il mondo è una sfera: e quanti ai nostri giorni hanno fatto davvero il giro del globo, così chiamato appunto per la sua forma sferica! Lungi dal trovare i confini del mondo, i circumnavigatori, come furono chiamati, non trovarono che le case loro, dove ci vennero narrando che terre e mari sono dovunque tutti ad un modo, come tutti della stessa forma sono alla superficie gli spicchi di un arancio, e i segmenti di una sfera.
25. Per quanto però sia facile di persuadersi, guardando il mare, che la superficie visibile entro i limiti Fig. 2. — La terra e la luna come apparirebbero guardate dal sole. dell’orizzonte non è che porzione di una superficie sferica; quando si volge invece lo sguardo alla terra ferma, e se ne trova la superficie così irregolare, irta sovente di montagne e solcata da valli profonde, non si intende come possano ritenersi così ineccepibili i risultati delle precedenti osservazioni. Vi faccio però osservare che, per quanto elevate, le montagne, in confronto colla massa terrestre, non sono che rugosità quasi impercettibili; nè possono alterare la regolarità della curva terrestre, più di quello che fanno sopra la curva di un arancio le rugosità della scorza. Del resto le ripetute esperienze dei viaggi di circumnavigazione, mostrano come anche i grandi rilievi dei continenti non sono che impercettibili irregolarità della curva del globo, le quali scompaiono affatto quando la curva stessa si consideri nella sua immensa estensione.
26. Bisogna però aver in mente che la curva terrestre è morbidissima, e ci vogliono parecchie miglia di distanza, prima che acquisti un valore sufficiente per toglierci la vista dei bastimenti che veleggiano in mare. Se la curva del globo è così morbida, bisogna che siano ben grandi i circoli che la compongono. Gli astronomi si sono dati la pena di misurarli, ed hanno trovato che essi sono grandi per modo che un treno di ferrovia, con una velocità di trenta miglia all’ora, impiegherebbe più di un mese a compiere il giro del globo.