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PRIME NOZIONI
DI
GEOGRAFIA FISICA.
INTRODUZIONE.
1. Siamo, per un supposto, in estate; vi trovate in campagna, alla vigilia di un bel giorno festivo, coll’intenzione di godervelo col fare una bella gita. Ciascuno si moverà secondo il proprio genio; chi a raccogliere selvatici fiori; chi a fare una collezione di rocce; chi senza uno scopo definito, salvo quello di godersi in pace il suo giorno di festa, e pago di quella qualunque piacevole avventura che glielo renderà più gradito. Allo spuntare di quel giorno avventuroso eccovi desti e, oh che piacere! il cielo è sereno, e il sole già versa i caldi suoi raggi. Ma, via, non si partirà prima d’aver fatto colazione; e intanto darete mano voi stessi ad apprestare le paniere, i bastoni, tutti gli arnesi insomma di cui dovete far uso in quella giornata. Ma ahimè! il mattino era così limpido, ed ora comincia a rannuvolarsi. Le nubi, rade dapprima, sono divenute fitte, evidentemente colla cattiva intenzione di mettere insieme un buon temporalaccio. Non si è ancora finito di far colazione che già cadono i primi goccioloni di mal augurio. Si spera però anche che non sarà che un passeggero acquazzone, nè si vogliono per questo sospendere i preparativi. Ma la pioggia non ha l’aria di voler cessare così presto. Le gocce vengono vieppiù grosse e più fitte; i vetri delle finestre grondano acqua, e la via è già tutta una pozzanghera. Addio corsa di piacere vagheggiata tanto! per oggi bisogna rassegnarsi.
2. È proprio un supplizio degno di Tantalo quello di vedervi sfuggire un sì gustoso divertimento quando e’ pareva d’averlo già nelle mani. Ma, via, non cercheremo noi di cavarne, da questa malaugurata pioggia, qualche cosa che ci compensi? Vedete; un po’ dopo mezzodì il cielo si è alquanto rischiarato, e la pioggia è cessata. Non è così tardi che non giovi uscire; ed eccoci tutti in moto per una passeggiata. Ruscelli di fango scorrono in tutti i sensi lungo la via. Se permettete che io vi serva di guida, vorrei condurvi fino al fiume che scorre di qui non lontano. Volgiamo i passi per vie bagnate, quindi per verdi sentieri in mezzo alle siepi goccianti, arriviamo finalmente al ponte, ed eccovi appunto il fiume che di sotto gli scorre. Quale cambiamento gli apportò una sola mezza giornata di forte pioggia! Ieri potevate contare ad uno ad uno i ciottoli che ne coprivano il letto, tanto chiara e bassa era la corrente. Ed oggi? guardate; l’acqua ha riempito tutto il letto del fiume, e corre velocemente pigiata tra l’una e l’altra sponda. Essa ci annaspa la vista guardandola dal ponte. Mentre passa furiosa disotto, abbiamo appena tempo di distinguere le foglie e le frondi innumerevoli che sono travolte galleggianti alla sua superficie. Grossi rami e interi tronchi d’alberi a volte a volte passan giù, traballando e rotando in balìa del fiotto rabbioso. Mucchi di paglia o di fieno, tavole di legno, pezzi di palizzate o di steccati, talvolta un’anitra, una gallina impotenti a vincere la corrente, passano giù giù sotto il ponte, testimonî della rapina che la piena traboccante ha esercitato sulle sponde non solo, ma sugli abituri incontrati per via.
3. Noi siamo rimasti così a lungo sul ponte, osservando l’incessante tumulto delle acque scorrenti, e i cento oggetti diversi che di continuo vengono da esse travolti giù per la china. Voi siete già forse del parere che valeva la pena di perdere la vostra bella gita di piacere, per venire a godere di questo grandioso spettacolo di una piena così gonfia e iraconda, che passa muggendo e trascina in giù quella massa enorme di acqua fangosa e nera. Ora però che l’orrida scena vi sta ancor viva davanti allo sguardo, fate a voi stessi in proposito alcuni quesiti molto semplici e forse vedrete crescere il numero delle ragioni di non dolervi della jattura della vagheggiata escursione.
4. Domandatevi in primo luogo: donde venne quella massa d’acqua aggiunta in così breve tempo al fiume? La risposta è già trovata: la pioggia gliel’ha portata. Benissimo! ma l’acqua piovuta dalle nubi, come ha potuto trovare la via per giungere al fiume? Non pare egli che l’acqua dovesse senz’altro scorrere via sul terreno? Che bisogno aveva di formare una corrente?
5. Domandatevi in secondo luogo: da dove è venuta la pioggia? Era così azzurro il cielo stamani! vennero però le nubi, e colle nubi venne la pioggia: quindi noi diciamo che la pioggia l’han data le nubi. Va bene; ma esse hanno dovuto andare a prenderla in qualche luogo. Poi come avviene che le nubi generano la pioggia, e la lasciano cadere sopra la terra?
6. Una terza domanda che potete farvi è questa: Quale è la ragione che determina un fiume a scorrere in questa piuttosto che in quella direzione? Quando l’acqua era talmente bassa, che si poteva per avventura traghettare posando i piedi sui ciottoli sparsi nel letto della corrente, questa, per quanto tenue, era pur sempre percettibile, e voi la vedeste sempre scorrere nella medesima direzione. Nè questa direzione si è punto cambiata dacchè vedeste irrompere rabbiosa e nera la piena. Sapete dirmi come ciò avvenga?
7. Ancora una domanda: Jeri l’acqua era limpida; oggi è nera e sporca. Attingetene una certa quantità per riempiere un bicchiere che lascerete in riposo tutta la notte in casa vostra. Al mattino la troverete chiara; ma il fondo del bicchiere sarà coperto di uno strato di fango. E questo fango certamente che rendeva il fiume così sporco. Donde viene questo fango? È chiaro che esiste un rapporto tanto tra esso e la pioggia quanto tra esso e la piena del fiume.
8. Di più, siccome la corrente, in magra o piena che sia, corre sempre nella stessa direzione, il fango di cui è carica è sempre trascinato verso quel punto stesso a cui essa tende. Ora, giacchè siamo qui seduti sul ponte a vedere l’acqua spumeggiante che passa girevole e vorticosa, ci vien davanti spontaneo questo quesito: Dove va a finire questa enorme quantità di acqua e di fango?
9. Dobbiamo anche pensare che questo fiume non è che uno tra cento e cento che solcano il paese, e che altri fiumi a migliaja scorrono nelle altre regioni, facendo la stessa cosa che noi qui stiamo osservando. Tutti infuriano quando piove a catinelle; tutti corrono all’ingiù; tutti più o meno seco trascinano del fango.
10. Ritornando a casa deve esser bello di fare la somma delle esperienze acquistate in questa giornata. Abbiamo veduto che talvolta il cielo è sereno, il sole vi brilla fulgido e cocente; che le nubi compajono sull’orizzonte, e si condensano fino al punto che si sciolgono in pioggia. Abbiamo veduto che il fiume scorre, si gonfia in seguito alla pioggia, e che, una volta gonfiato, diviene fangoso. Così abbiamo imparato che vi hanno stretti rapporti tra il cielo, curvo a guisa di una vôlta sulle nostre teste, e la terra distesa sotto i nostri piedi. Stamattina sembrava una cosa così da nulla questo comparir delle nubi sul nostro orizzonte; eppure non siamo giunti a sera che già le nubi avevano tratto il fiume a portar via nella sua furia alberi, ripari, arnesi, animali: e la cosa poteva spingersi a tal punto che i ponti venissero distrutti, i campi, i villaggi e le stesse città inondati, con grave danno e più grave minaccia alla proprietà ed alla vita degli abitanti.
11. Ma io vado per avventura parlando a gente che abita una grande città, e che, non avendo forse mai l’occasione di vedere un paese come quello descritto, può tenersi dispensata dal prendere nessun interesse, tanto per riguardo ai fenomeni descritti, quanto per riguardo alle ragioni che se ne vorrebbero cercare. Ma anche gli abitatori di una grande città, nelle stesse sue vie, hanno molto da imparare riguardo alle piogge ed alle correnti. Se voi raccogliete l’acqua che piove in un vaso, la trovate limpidissima. Eppure vedete come è fangosa quella che scorre lungo la via. Gli è per chè trae seco la polvere prodotta dallo strofinio delle ruote e dallo stropiccìo dei piedi contro il selciato e il lastrico della via. Ciascuno di quei canaletti che raccolgono le acque delle vie, può considerarsi come un fiume. Anche qui voi potete osservare quanti briccioli di paglia, di sughero, di legno, e quante bruciaglie di ogni genere, seminate sul piano della via, sono travolti dall’acqua, precisamente come fanno i fiumi coi tronchi d’albero, e con tanti oggetti di mole maggiore. Anche entro le mura di una città voi potete studiare come ai cambiamenti del cielo si legano le modificazioni della terra.
12. Basta un po’ di attenzione per poter raccogliere infiniti esempî dei mutui rapporti per cui sono fra loro coordinati gli avvenimenti d’ogni dì. Fin dalla cuna avete assistito a tutti questi spettacoli della levata del sole, dell’apparir delle nubi, dello spirare dei venti, del cader della pioggia, dello scorrere dei torrenti, del gocciare della rugiada, del biancheggiare delle nevi, senza rifletterci nemmeno un istante, appunto perchè si tratta dei fenomeni più ordinari. Voi non potere forse nemmeno immaginarvi che le cose possano andar diversamente da quello che le vedete andare al presente; quei fenomeni vi sembrano così naturali, così necessarî, che vi deve parer strano se vi è alcuno che si arrischi di domandarvene il perchè. Ma se voi siete cresciuti in un paese che non vede mai piovere, poi d’un tratto vi avessero condotti qui, dove aveste veduto in oggi cadere tale un rovescio di pioggia, non sareste rimasti sorpresi di tale avvenimento, e non vi sarebbe parso la cosa più naturale del mondo di chiederne spiegazione? Supponete che un fanciullo, nato in una delle più calde regioni del globo, fosse condotto qui a’ piedi delle Alpi nella stagione invernale, dove vedesse a larghe falde cadere la neve, e i letti dei fiumi occupati da solido ghiaccio: vi farebbe forse sorpresa il suo stupore? No certo. Ma se intanto questo fanciullo si indirizzasse a voi per sapere che cosa è la neve, perchè così duro è il suolo, l’aria così fredda, i fiumi immobili o incrostati di ghiaccio, sapreste voi rispondere alle sue domande?
13. Eppure quel fanciullo non vi chiederebbe spiegazione d’altro che delle cose più comuni, delle cose di cui siete spettatori ogni giorno. Che se vi accingeste a rispondere, vi accorgereste ben tosto che non è cosa così facile il farlo, come forse vi è parso a prima giunta. No, no; levatevi dalla testa questo pregiudizio che una cosa cessi di essere interessante perchè è ordinaria. Non v’ha cosa così ordinaria che non sia degna della vostra attenzione, e che non possa compensarvi largamente della pena che vi darete per conoscerne il perchè.
14. Colle seguenti pagine io mi propongo di invitarvi a meco considerare alcune di queste cose più volgari. Lo scopo del presente libretto non è però quello di darvi semplicemente certe lezioni, di consegnare alla vostra memoria certi primi rudimenti di una scienza che si chiama Geografia fisica. Mai più! mi spiacerebbe che voi vi accontentaste di ciò che sta scritto in questo manualetto, od anche in altre opere più voluminose. Io non crederei d’aver raggiunto il mio scopo, se non quando vi avessi indotto a formarvi l’abitudine di usare de’ vostri propri occhi per osservare da voi stessi le meraviglie del mondo che abitiamo. Quanto vi circonda è materia inesauribile di indagini piacevolissime. Nessuna di quelle passeggiate che avete fatte fino ad oggi coll’unico scopo di divertirvi, vagando lungo il fiume, attraverso le campagne o sulle cime dei monti, vi può aver dato un piacere pari a quello che voi proverete, girando ugualmente all’aperto, ma gli occhi e gli orecchi intenti a raccogliere gli ammaestramenti che ogni giorno e ogni località non mancheranno di darvi. Ricordatevi che, dopo i libri stampati che vi si danno a leggere a casa od alla scuola, vi è ancora il gran libro della Natura, sul quale ciascuno di voi può leggere, giovine o vecchio che sia, e continuare a leggere tutta la vita, senza mai riuscire ad esaurire nemmeno una piccola parte di ciò che ha da insegnarvi.
15. È su questo gran libro — l’Aria, la Terra, il Mare — ch’io vorrei vedere fissi i vostri occhi. Non dovete essere contenti di sapere come avvenga questa o quest’altra cosa. Nel caso, per esempio, di quella passeggiata dopo la pioggia, non dovete lasciar passare il fatto di quel temporale, di quella piena del fiume senza sforzarvi di conoscere qualche cosa dei rapporti di quel fatto con altri, e delle ragioni da cui dipende. Avvezzatevi ad interrogare la Natura, come abbiam fatto in quella nostra passeggiata. Non acquietatevi fino a quando non siate giunti a conoscere la ragione di ciò che la vostra attenzione va segnalando attorno a voi. Per questa via anche le cose più volgari acquisteranno un valore sempre nuovo ai vostri occhi. Dovunque volgiate il passo, troverete sempre qualche cosa di rimarchevole; qualche cosa che accresca il piacere che anche altrimenti ci avrebbe procurato la vista dei luoghi. Imparerete anche a ben servirvi de’ vostri occhi, sicchè non abbiate a temere di apparenze o d’illusioni; e l’abitudine dell’osservare vi gioverà sempre moltissimo, non importa quale sia la via per la quale la Provvidenza volesse condurvi.
16. Nelle seguenti lezioni è mia intenzione di porvi sott’occhio quelle questioni di cui dovete cercare la soluzione nel gran libro della Natura, quelle principalmente che riguardano l’Atmosfera e la Terra. Ciascuno di noi deve pur conoscere qualche cosa intorno a quest’aria che respiriamo e a questa terra su cui viviamo. La nostra passeggiata ci è stata già di qualche profitto, per riguardo al conoscere le relazioni tra l’atmosfera e la terra; mentre possiam già stabilire un rapporto di causa ed effetto tra la distruzione dei ripari e dei villaggi e la formazione delle nubi nel cielo. Ma vi hanno molte altre relazioni da studiarsi. Studiandole, voi diventate cultori della scienza, di quel ramo delle scienze naturali, che si chiama Geografia fisica, la quale ha per oggetto la descrizione della terra con tutti i fenomeni che si avvicendano sulla sua superficie. Questo studio non è nè arduo nè privo di interesse. Voi non dovete far altro che osservare attentamente i mutamenti che hanno luogo incessantemente a voi dintorno, sforzandovi di scoprirne le cause e coglierne i rapporti.