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IV. Il fondo del mare
Il mare - 3 Interno

iv. — il fondo del mare.

233. Il fondo del mare non ha, per quanto ci è noto, diversa configurazione da quella della superficie della terra ferma. Anch’esso ha rilievi e depressioni, valli e catene di monti. Noi non possiamo, è vero, vedere il fondo, dove l’acqua misuri appena qualche decina di metri d’altezza. Vi sono però gli scandagli, perfezionati ora a tal punto che, non solo misurano, per quanto sia enorme, la profondità dell’Oceano, ma ne tentano il fondo, e ve ne pongono sott’occhio tali saggi, che gli è come foste giù a vedere se esso sia sabbioso o fangoso, deserto o popolato di organismi marini.

234. Non vi ha ormai fondo di mare che possa dirsi inesplorato, sicchè gli abitatori delle grandi profondità ci son noti come quelli dei littorali e delle spiaggie. L’Atlantico fu fatto, specialmente in questi ultimi tempi, oggetto di tali studî. Gli scandagli, calati per esplorare il gran letto su cui doveva porsi a giacere il grande cordone telegrafico che riunì l’Europa all’America, hanno toccato delle profondità di 5000 metri all’incirca. Ma, tra le Azore e le Bermude, lo scandaglio discese fino alla incredibile profondità di oltre 13,000 metri. Se l’Himalaya, la catena più alta del globo, che si eleva a quasi 10,000 metri sopra il livello del mare, fosse tuffata nell’Atlantico tra le Azore e le Bermude, lungi dallo sporgere dal mare sue cime maggiori, ve le terrebbe sommerse a due miglia di profondità.

235. In generale, in alto mare deve verificarsi una profondità almeno di 2 a 3 mila metri. Ad onta di ciò vi hanno dei punti dove il fondo emerge, formando delle isole. In regola generale il mare è tanto più profondo, quanto è più lontano dalla terraferma, e tanto meno, quanto è più vicino. Perciò in vicinanza delle isole e dei promontorî è in generale comparativamente basso. La Gran Brettagna, per esempio, sorge tra lo sterminato Atlantico ad ovest, e il Mare del Nord, relativamente piccolo, ad est; attraversando il primo da est a ovest, si trova sprofondarsi rapidamente, raggiungendo presto profondità di migliaja di metri; il secondo invece non è molto profondo in nessun posto, tanto che anche nel mezzo sorpassa di poco i 100 metri. Se poi vi giova conoscere la profondità del mare tra l’Inghilterra e la Francia, vi basti di sapere che collocando il Duomo di Milano nel mezzo dello stretto di Dover, ne emergerebbe ancora per quasi due terzi.

236. Avrete inteso ad un dipresso come si faccia a scandagliare le profondità sottomarine, benchè ci debba sembrare operazione difficile quella di scandagliarle sopra una linea di più centinaja di miglia. Eppure, come vi ho detto, non solo si misurarono le maggiori profondità, ma se ne trassero copiosi saggi del fondo marino. La scienza ha fatto perciò dei grandi progressi in questi ultimi anni nella conoscenza della natura dei fondi marini, come delle piante e degli animali che hanno stanza nelle maggiori profondità. Anche laggiù ferve la vita, come lo attesta il gran numero di conchiglie, di coralli, di stelle di mare, e d’altri animali d’ordine inferiore che vi furono scoperti.

237. Nella prima parte di questo volumetto si è dato notizia dei cambiamenti che hanno luogo di giorno in giorno sulla superficie della terra asciutta. Cerchiamo ora di informarci di quelli che avvengono sul fondo dal mare. Non pretenderemo al certo di poterlo esaminare così minuziosamente come abbiam fatto colla superficie della terra; ma, via; ci abbiamo di molto cose a imparare.

238. Spingendo alle ultime conseguenze ciò che avete appreso nei precedenti capitoli, voi siete in grado di indovinare senz’altro i cambiamenti più importanti che debbono aver luogo sul fondo del mare. Provatevi, per esempio, ad imaginare dove saranno andati a finire tutti quei prodotti della continua devastazione dei continenti che di anno in anno i fiumi gli vennero recando in tributo. Che ne avvenne? Quei detriti vennero sempre scendendo, come l’acqua che li trascinava, dal monte al piano, dalla valle al mare. Una volta che ne toccarono il fondo, non hanno potuto discendere più oltre; dovettero pertanto rimanervi ed accumularvisi.

239. Vi è dunque certamente una gran differenza tra quello che avviene sulla superficie della terra asciutta e quello che ha luogo sul fondo del mare. Là continua distruzione, e continua discesa di rocce sbranate verso il mare; qui un riceversi continuo, ed un continuo accumularsi di nuovi materiali. Non fa nemmeno bisogno di sapere che cosa abbiano raccolto gli esploratori delle profondità sottomarine. È un fatto che i fiumi buttano in mare continuamente enormi quantità di fango, di sabbia, di ciottoli. Dunque è un fatto che la stessa quantità di materiali si accumula continuamente sul fondo marino.

240. Voi sapete inoltre che il vento mantiene il mare in continua agitazione, e che le onde, spinte da esso, lavorano senza posa alla distruzione delle coste. Ma questa azione è tutta superficiale, nè può essere sentita sul fondo, ad una profondità appena considerevole. Per conseguenza, oltre certi limiti di profondità, il fondo del mare rimane straniero a quella qualunque opera di distruzione che si consuma a danno delle terre. I materiali provenienti da esse possono dunque rimanervi senza ulteriore disturbo, salvo quello che possono recar loro le correnti marine, relativamente assai deboli, dove per avventura toccano il fondo del mare.

241. Sotto quale forma sono dunque disposti e distribuiti i fanghi, le sabbie e i ciottoli, dal momento che arrivano al mare?

242. Sicome quei materiali provengono dalle terre, così bisogna aspettarsi di trovarli accumulati di preferenza in vicinanza di esse, dove, come abbiam detto, il mare è d’ordinario poco profondo. Troveremo dunque all’ingiro delle terre, non già in alto mare, banchi di sabbia e di ghiaja.

243. Potete aver un’idea in piccolo della disposizione dei detriti sul fondo del mare, osservando il letto di un torrente quando è asciutto. Qui, dove la corrente era forte, c’è un banco di ghiaja; là, dov’era più debole, troviamo un mucchio allungato di sabbia; poi, dove la corrente era debolissima, il letto del torrente è coperto di sabbia finissima o di melma. Vi ricorderete che un fiume fangoso depone uno strato di fango, quando trabocca in guisa da inondare gli altipiani che lo fiancheggiano (§ 178).

244. Quanto più valida è la corrente, tanto più grosso sarà il detrito che essa può travolgere in giù. Il ciottolame e le più grosse ghiaje non potranno trovarsi sul fondo del mare che molto vicino alle coste, dove l’onda che rientra è forte abbastanza per trascinarle seco. La sabbia potrà essere tratta assai più in dentro e abbandonata a maggiore profondità in grandi strati o banchi. La sabbia più fina e il fango, potranno essere portati, dall’ondosa corrente, centinaja di miglia lontano da terra, per essere poi lentamente deposti a strati sul fondo a profondità già molto considerevoli.

245. Così le ghiaje, le sabbie e i fanghi sono deposti successivamente in strati e banchi sul fondo del mare, tanto più distante da terra quanto più forte è la corrente dei marosi.

246. Ma il mare è tutto un regno di vita vegetale ed animale. Quando gli organismi muojono, le loro spoglie giacciono in seno ai depositi detritici sul fondo. Le sabbie e i fanghi marini abbondano sopratutto di conchiglie e di coralli viventi, che vi si succedono di generazione in generazione, consegnano le loro spoglie ai depositi che vi si vanno sovrapponendo, e delle spoglie sepolte conservano intatte le parti più dure.

247. Su certi fondi marini le spoglie degli animali si accumulano talmente, da formarvi da sole grossi e vasti depositi. Le ostriche, per esempio, aderiscono le une alle altre, e, miste ad altri testacei, formano i così detti banchi di ostriche. Negli oceani Indiano e Pacifico abbondano straordinariamente i coralli o polipi, piccoli animali gelatinosi, che si fabbricano, per secrezione, uno scheletro lapideo, assimilando i sali calcarei disciolti nelle acque. Crescendo uniti a milioni di milioni, sono capaci di fabbricare banchi, scogliere, montagne di solida roccia, che possono, come la grande barriera corallina dell’Australia, raggiungere una grossezza di centinaja di piedi, e la lunghezza di mille miglia. Quelle masse coralline, crescendo da sè fin dove giunge il livello dall’alta marea, poi ajutate dai marosi e dai venti che sopra di loro vanno ammucchiando il loro stesso detrito, e le spoglie infinite dei testacei marini che si addensano intorno ad esse, formano Fig. 18. — Isola di corallo. quelle meravigliose isole di corallo, che veggonsi a mille a mille disseminate in grembo all’Oceano. Gran parte del fondo dell’Atlantico è inoltre coperto da una specie di fango molle e bianco che, esaminato al microscopio, mostrossi quasi interamente composto di spoglie lapidee di quegli animali infinitamente piccoli, che i naturalisti chiamano foraminiferi.

248. Sul fondo del mare adunque si sovrappongono, senza interruzione, grandi strati di sabbia e di fango, misti a reliquie di piante e di animali. Se i fondi del mare venissero un giorno a sollevarsi, e le sabbie e i fanghi, divenute altrettante rocce, a formare nuove scogliere e nuove montagne, la loro origine sottomarina sarebbe messa in evidenza dai fossili, cioè dalle conchiglie e dalle spoglie d’animali marini d’ogni stampo, che vi si conserverebbero ancora sepolte.

249. La geologia vi insegnerà, più tardi, come tali sollevamenti si verificarono, infatti, le cento volte nei tempi andati. Vedrete allora che molte di quelle rocce che formano le nostre montagne, ed in cui sono scavate le nostre valli, furono originariamente deposte in mare, sotto la forma stessa di quelle sabbie e di quei fanghi che vediamo tuttodì, trascinati dai fiumi al mare, accumularsi sul fondo di esso. E tali rocce non le troverete soltanto in vicinanza del mare, ma nell’interno dei continenti, dove, nelle pietraje, nelle frane, sui fianchi e sulle cime dei monti, potrete estrarle, a colpi di scarpello, conchiglie e coralli, antichi abitatori d’antichissimi mari.

250. Se tali sollevamenti non dovessero più oltre verificarsi, io vi domando dove la andrebbe a finire con questo continuo demolirsi delle terre, che vanno ad essere, a brano a brano, inghiottite dal mare? Non c’è rimedio; giorno verrà che le terre saranno interamente scomparse, ed un unico mare, senza confini, avvolgerà nel suo seno il pianeta.

251. Ma la natura dispone di altre forze per ricostruire, con perfetto antagonismo, ciò che l’atmosfera, i fiumi e il mare tentano distruggere. Essa le cela nell’interno del globo, e ce ne daranno qualche idea le ultime pagine di questo libro.

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