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Publio Virgilio Marone - Georgiche (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Clemente Bondi (1801)
Dedica
Georgiche Prefazione

A SUA ALTEZZA REALE
LA
Serenissima Archiduchessa


MARIA BEATRICE D'ESTE



DUCHESSA DI MASSA
E
PRINCIPESSA DI CARRARA.


ALTEZZA REALE.


No, non son io questa volta, ch’osi di offrire quest’Opera all’Altezza Vostra Reale; ell’è, per certo modo d’esprimermi, l’Opera stessa ch’impaziente sfuggemi dalle mani, e già conscia e superba del suo destino, senza nè consultare il mio voto, nè aspettar chi la guidi, viene per semedesima qual cosa vostra a presentarsi in tributo. E come infatti o accusarla d’orgoglio, o deluderne la fiducia? Nata per vostro comando, sviluppata e cresciuta sotto i vostri occhi, educata, per così dire, alla vostra conversazione, ed avvezza privatamente a ripetere il vostro nome, sostituito a quello di Mecenate, no, non potea dopo ciò non promettersi con sicurezza una sorte che l’Eneide sua primogenita ha potuto ottenere con titoli tanto minori. Che se protetta da così forti argomenti, e mossa dal proprio istinto ella sarebbe corsa a ricoverarsi presso di Voi nel cuor dell’Italia, con che trasporto di giubilo nol farà in queste contrade, a cui debbe ella, è vero, e il suo natale, e un felicissimo asilo; ma dove insieme, ignorandone la favella, dee riguardarsi come isolata e straniera, e non conosce, e non ha che voi sola, in cui sembrale di trovare, dirò così, concentrata l’Italia tutta?

Una sola cosa, il confesso, potrebbe forse arrestarla, o darle almeno nell’atto di presentarsi una certa aria di confusione e imbarazzo, ed è questa la condizion sua d’ignobile Pastorella, che originaria de’ boschi, incolta e semplice di sentimenti e maniere, non può purtroppo trattenervi parlando, che di armenti, e di piante, e di lavori, e d’immagini rusticali. Nè certo io condannerei questo suo giusto ritegno, se non a Voi fossero volti i suoi passi: ma quale per l’una parte, qual mai linguaggio è straniero alle vostre orecchie, e a quali idee sì ricusa l’ingegno vostro, atto del par che avidissimo di abbracciare ogni genere di cognizioni; e qual per l’altra, qual’è la persona di grado umile e basso così, che sperare non possa e dal vostro animo umano una cortese accoglienza, e dal labbro vostro e dal volto un dilicato e grazioso incoraggiamento alla sua timidezza? Che se ciò pur non bastasse ad assicurarla, ben a difenderla d’ogni timore, d’un più possente appoggio presso di Voi la provvide la sua felice fortuna. Un Genio augusto e cortese, non ignorandola destinata all’onore di appartenervi, volle ei medesimo de’ suoi reali auspicii onorandola interessarsi per lei; e generoso occupandosi della sua sorte fin degnarsi suo protettore e sua guida di presentarvela di propria mano, e convertir con ciò solo la sua lusinga d’essere accolta, oso dire, in diritto d’esser gradita.

Scorta ella pertanto e raccomandata da questa mano a Voi sacra, altro a me più non rimane, che ritirarmi in silenzio, ed invidiarne il destino. Un sol ricordo però, un voto solo mi si permetta nell’atto di congedarla. Ah! possa ella in qualche momento, in cui vi degnate di occuparvi di lei, esservi interprete e testimonio de’ sentimenti di grata riconoscenza, ch’io debbo per tanti titoli a Voi non meno che all’augusto Consorte, e che nell’impotenza di esprimerli nutrirò certo nell’animo indelebili e vivi, e congiunti a quelli dell’ossequiosa e profonda venerazione, onde ho l’onore di protestarmi,

DI V.A.R.

W. Neustadt 1. Maggio 1799

umil., dev. ed obblig. serv.
Clemente Bondi.

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