Questo testo è incompleto.
Lo scortico Le du' mosche
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

GGNENTE SENZA UN PERCHÈ.

     Io ne le cose ho ssempre avuto er vizzio
De volenne1 pescà lla su’ raggione.
Ccusì vviengo imparanno un priscipizzio
De vertù, cche nnemmanco Salamone.2

     Nerbigrazzia,3 perchè ssotto l’innizzio4
De la figur’umana der piccione
Sc’è lo Spiritossanto? Er mi’ ggiudizzio
Me n’ha ffatta trovà la spiegazzione.

     Er piccione è un volàtico5 focoso,
Che rruga ruga,6 bbecca bbecca, e ar gioco
De l’ingrufà7 nnun trova mai riposo.

     Che vve ppare, cristiani? Ecco spiegata
La storia der cenacolo e dder foco,
E de quer che ssuccesse a la Nunziata.

27 ottobre 1833

  1. Volerne.
  2. Salomone.
  3. Verbi-gratia.
  4. Indizio.
  5. Volatile.
  6. Il verso del piccione.
  7. Del coìre.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.