Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
GLI UCCELLI.
Anitre fortunate, a cui l’aperto
Aer sorride, e libera nell’ampio
Margine la tranquilla acqua s’allarga!
Noi qui dentro di ferro intente reti
Chiudono; a noi da invidïosi tetti,
A noi vien tolta la superna luce.
Le fronde, ahimè!, vediam; le non concesse
Siepi vediamo, e la pennuta schiera,
Cui non c’è dato mescolarci. All’aure
Se mai talvolta immemori spicchiamo
L’ala, respinta dai tristi cancelli.
Subitamente si ripiega e cade.
Nessuno scherzo, nessun dolce amore
Ci riporta l’april; ninna famiglia
Di garruletti nidi a sè ci chiama.
Non l’irriguo ruscel, non il bisbiglio
Di lieta fonte; ci provvede ignave
Acque un meschino canaletto. Oh crude
Esche! Rapiti alla dolcezza vostra,
D’eterna prigionia strasciniam gli ozi!