Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1892
Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica italiana

APPUNTI


di


NUMISMATICA ITALIANA



V.

I LUIGINI

DI GIULIA CENTURIONI SERRA

principessa di campi

(1668-1669).


Nel quarto fascicolo 1890 di questa Rivista ho pubblicato tre luigini di Giulia Centurioni, coniati a Campi1. Questi luigini, prima d’allora affatto sconosciuti, provenivano, come accennai, dal celebre ripostiglio di Andros, scoperto nel settembre dell’anno 1889.

Chi ha qualche pratica di ripostigli, sa che questi ben rado giungono intatti nelle mani degli amatori, specie quando si tratta di considerevoli quantità di monete, e ciò per varie cause che non è qui il caso di indagare. Così avvenne che, avendo io in seguito fatto nuovi acquisti di quelle monete, vi trovai parecchi altri esemplari del luigino di Campi, fra cui alcuni varianti dai tre descritti, tanto da poterne mettere insieme complessivamente undici varietà.

Trattandosi di una zecca rara e poco conosciuta, ho creduto opportuno il tener nota delle varianti di un luigino di cui l’Olivieri, nella sua Monografia su quella zecca2, deplora di non aver potuto vedere un solo esemplare, malgrado le indagini da lui fatte nei varii musei d’Europa.

Alla descrizione dei luigini farò seguire qualche osservazione sul loro peso, che ho potuto meglio controllare, disponendo di vari esemplari, e sul loro titolo, pel quale ho fatto eseguire qualche assaggio.



1. LUIGINO. — (gr. 1.100-1.800. — Tit. 488).

D/ — IVLIA • NI • PRINCIP CAMP • Busto di donna a destra. Sotto il busto, un punto3.

R/ — CENTVPLV • GERMINAB • Stemma coronato coi tre gigli di Francia, sopra i quali il lambello a tre pendenti. Ai due lati dello stemma, la data 16-68. Sotto lo stemma, una stelletta.

(E. Gnecchi. Tre Luigini inediti di Campi. Riv. italiana di Num., 1890, pag. 536).


2. LUIGINO. — (gr. 1.800 — 2.700).

D/ — Come il precedente.

R/ — CENTVPLVM • GERMINABV. Come il precedente.


3. LUIGINO. — (gr. 1.700-2.300. — Tit. 488).

D/ - IVLIA • M • PRINCIP • CAMPI • Busto di donna a destra. Sotto il busto, un punto.

R/ — CENTVPLV • GERMINAB. Stemma coronato coi tre gigli e il lambello come nei precedenti. Ai lati dello stemma, 16-68. Sotto lo stemma, ima stelletta.


4. LUIGINO. — (gr. 1.800-2.300. — Tit. 472).

Variante del precedente.

R/ — Sopra lo stemma, un punto fra due rosette; sotto lo stemma, una rosetta.


5. LUIGINO. — (gr. 1.900).

Seconda variante del N. 3.

R/ — Sopra lo stemma, un punto fra due stellette; sotto lo stemma, una stelletta.


6. LUIGINO. — (gr. 1.800-2.600. — Tit. 428).

Terza variante del N. 3.

R/ — CENTVPLVM • GERMINABV • Sopra lo stemma, un punto fra due rosette: sotto lo stemma una rosetta.

(E. Gnecchi. Op. cit., pag. 537).

7. LUIGINO. — (gr. 1.500-1.700. — Tit. 488).

D/ — IVLIA • M • PRINCP (sic) CAMPI. Busto come nei precedenti.

R/ — CENTVPLV • GERMINAB • Stemma e data c. s. Due stellette sopra lo stemma, e una sotto.


8. LUIGINO. — (gr. 2.200-2.400).

D/ — IVLIA • M • PRINCIP • CAMI • (sic). Busto come nei precedenti. Sotto il busto, un punto.

R/ — CENTVPLVM • GERMINABV. Stemma c. s., e ai lati 16-68. Sotto lo stemma, una stelletta.


9. LUIGINO. — (gr. 1.0OO-2.200).

D/ – IVLIA • M • PRINCIP • CIAMP • (sic) Busto c. s.

R/ — CENTVPLV • GERMINAB • Stemma e data c. s. Sotto lo stemma, una stelletta.


10. LUIGINO. — (gr. 1.700-2.400. — Tit. 429).

D/ — Come il precedente.

R/ — CENTVPLVM • GERMINABV Stemma e data c. s.

Sopra lo stemma, un punto fra due rosette; sotto lo stemma, una rosetta.

Questi sbagli di leggenda, che ritroviamo nei tre ultimi luigini descritti, (PRINCP — CAMI — CIAMP), e di cui non mancano esempi in monete di altre zecche, possono essere casuali e dipendenti dall'ignoranza o dalla negligenza dell’incisore. È però lecito supporre che le storpiature di un nome di zecca così breve e semplice non dipendano dal caso, ma abbiano la loro ragione nella prudenza e nella circospezione dei principi Centurioni, i quali, dopo aver per un po’ di tempo coniato i loro luigini col nome esatto e intero di Campi, potrebbero aver imitato gli altri fabbricatori di luigini, prescrivendo in qualche contratto che il nome della zecca non figurasse così chiaro come per l’addietro, ma potesse confondersi con qualche altro nome. È già sorprendente che buona parte dei luigini di Campi portino per intiero il nome del luogo d’origine, mentre chi conosce le contraffazioni del luigino di Dombes, praticate nelle zecche di Tassarolo, Fosdinovo, Loano, Torriglia, Arquata, ecc., sa benissimo che quasi tutte portano i nomi del principe e della zecca, segnati colle sole iniziali, o almeno abbreviati, e più spesso, in loro vece, non hanno che un semplice motto o l’indicazione della bontà della moneta, talché oggi i numismatici devono accontentarsi di congetture e stillarsi il cervello per attribuirle ad una zecca piuttosto che ad un’altra.


11. LUIGINO. — (gr. 1.800).

D/ — IVLIA • M • PRINCIP • CAMPI • Mezzo busto di donna a destra. Sotto il busto, una rosetta.

R/— P...RA GERMINAI BON (Plura germinat bona?) Stemma coronato coi tre gigli di Francia, e il lambello a tre pendenti. Ai lati dello stemma 16-69. All’esergo, 4.

(E. Gnecchi. Op. cit., pag. 537).

Non mi fu possibile trovare un altro esemplare di questo luigino, l’unico dell’anno 1669, e che diversifica dagli altri pel motto del rovescio e per l’indicazione 4, che certamente è il segno della bontà del luigino, ossia di oncie quattro.

Nei numerosi contratti stipulati dal principe G. B. Centurione co’ suoi zecchieri, per la battitura di luigini od ottavetti4, troviamo spesso fatta menzione del titolo prescritto per essi. Nel primo contratto, citato dall’Olivieri, in data 31 agosto 1668, conchiuso fra il Principe e Giovanni e Lorenzo padre e figlio Massaure, parlandosi dei luigini, i locatori si obbligano a batterli della istessa bontà e qualità, che sogliono battere tutte le altre zecche dei Principi circonvicini o stranieri, e così al presente e in avvenire della bontà da sci, quando così faccino e continuino le dette altre zecche, et in evento che da due o tre di esse Zecche si battesse di bontà di minor somma, ci sarà lecito farli dell’istessa qualità e bontà.

Colla condizione di basarsi sull’operato delle altre zecche, tanto il principe Centurione, quanto i locatori, avevano, come si suol dire, lo spalle al muro, e potevano a lor talento diminuire la bontà dell’argento, giacché essi non potevano ignorare che in quel tempo, e anzi già da qualche anno, nelle zecche dei Principi circonvicini, si coniavano luigini della bontà, di cinque once, di quattro, e financo di tre5.

Infatti poco dopo, ossia il 6 dicembre di quello stesso anno 1668, il Principe Centurione conchiudeva col sig. Luciano Centurione un contratto sociale per la battitura di 60.000 ottavetti, nel quale si prescriveva ch’essi fossero di bontà di cinque con però il solito rimedio, non omniettendo però la clausola che, se in appresso le altre Zecche battessero di meno bontà si debba fa lo stesso per la suddetta somma con ridurre alla rata li prezzi e le altre cose secondo il consueto6.

Ma la le riduzioni sulla bontà di quelle monete non finiscono qui. In un nuovo contratto sociale fra il Principe Centurione e il sig. Giuseppe Maria De-Ferrari, in data 24 dicembre 1668, per la battitura di altri 60.000 ottavetti, si fissa che detti ottavetti siano di bontà di quattro .... dedottone per il solito rimedio di uno sino in due denari e sempre colla facoltà di ridurre nuovamente quell’intrinseco a norma di quanto facessero gli altri7.

I sei luigini da me fatti assaggiare, e che stanno fra i 428 e i 488 millesimi di fino, dovrebbero appartenere ai primi contratti di battitura, giacché il loro titolo si aggira fra le cinque e le sei once, mentre è ragionevole supporre che quelli battuti in seguito non saranno stati di bontà superiore a quella prescritta. Da questi assaggi intanto, confrontati con quelli eseguiti sugli altri luigini del ripostiglio di Andros, possiamo dedurre che, fra tutti gli imitatori e contraffattori del luigino di Dombes, i Principi Centurioni furono tra i più onesti. Fatta eccezione del luigino di Trevoux, nessuno degli altri arriva alla bontà dei luigini di Campi N. 1 e 7 (mill. 488), e due soli sorpassano quella degli altri quattro.

Nel mio precedente appunto sui tre luigini di Campi, avevo fatto osservare la straordinaria differenza di peso fra quello tre monete (gr. 1.100, 1.800, 2.300), mentre quello degli altri luigini è molto più regolare. Ora, da un esame praticato sopra un numero maggiore d’esemplari, questa irregolarità di peso risulta maggiore e più evidente, andando da gr. 1.100 a gr. 2.700. Le cause di ciò vanno cercate, come dissi, nella fretta degli zecchieri, i quali dovevano a brevi intervalli fornire enormi quantità di tali monete. Questa fretta appare evidentissima al solo esaminare questi luigini, che fra tutti quelli del ripostiglio sono i più rozzi per fattura e per irregolarità di coniazione. Essi poi, a differenza degli altri, sono di due o tre tipi ben distinti ed evidentemente appartengono a diverse zecche. Sappiamo dai citati documenti che il Principe Centurione, uno dei più attivi fabbricatori di luigini, nei soli anni 1668 e 1069, aveva attivato ben tre officine monetarie in Campi e varie altre in luoghi di sua giurisdizione, come Gorreto, Catabiasco, ecc.

Oltre a ciò, come si trova più volte ripetuto nei detti contratti, questi luigini erano esclusivamente destinati al Levante, e più propriamente ai porti della Turchia, dove pare che quelle popolazioni non fossero lise esercitare minuto controllo né sul peso ne sul titolo di quelle monete. Nulla quindi di più naturale che i fabbricatori dei luigini, non avendo altro interesse che quello di produrli in grande quantità, non fossero troppo scrupolosi sulla precisione del peso.



  1. Tre luigini inediti di Campi, (Riv. ital. di num., Anno III, 1890, pag. 533-542.
  2. Olivieri A, Monete e Sigilli dei Principi Centurioni-Scotti che serbansi nella R. Università ed in altre collezioni di Genova. Ivi, 1862, in 8°, pag. 27.
  3. Non credo del tutto inutile comprendere nella descrizione anche i punti, le rosette, le stellette ed altri segni che si trovano su questi luigini, tanto più che nei contratti di zecca, pubblicati dall’Olivieri nell’opera citata, si parla talvolta dell’obbligo di porre un contrassegno sulle monete. Questi piccoli segni dunque, che si ritengono generalmente capricci dell’incisore, potrebbero forse in seguito, colla scorta di qualche nuovo documento, farci conoscere il nome dello zecchiere o dell’incisore, o fors’anche quello delle varie officine che lavoravano contemporaneamente nella giurisdizione di Campi.
  4. Olivieri, Op. cit., pag. 21-61.
  5. Vedi gli assaggi prodotti nel mio appunto Il tesoro di Andros. (Riv. ital. di num., 1890, pag. 185-111).
  6. Olivieri, Op. cit., pag. 30.
  7. Olivieri, Op. cit., pag. 32.

Note

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