< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO CIII.
SALMO CII SALMO CIV

SALMO CIII.

1          Destati, anima mia,
     A dar al tuo Signor gloria a quest’ora;
     Di me l’interiora
     Al santo Nome suo, di laude pia
     Fate dolce armonia.
     Or tempra, o spirto mio, pietosi suoni,
     Per rimembrar di lui gl’immensi doni.
2          Ei te, per grazia scioglie
     Dal mortal laccio d’ogni iniquitade.

     E ’n piena sanitade,
     Da piaghe acerbe ti ristora e doglie.
     A la tomba ei ritoglie
     La moribonda tua stanca persona,
     E di pietà ti cinge e ti corona.
3          Al bramoso desire
     Di tua bocca di cibo almo provede,
     Per sua larga mercede.
     Qual aquila ti fa ringiovenire,
     E lieto rifiorire.
     Egli mantien la negletta ragione
     Di chi patisce ingiusta oppressione.
4          A Mosè fe’ palese,
     Qual ei segnò dal ciel fido sentiero:
     E l’alto magistero
     Ad Israel mostrò d’opre e d’imprese:
     Ond’a servirlo apprese.
     Grazioso è il Signor, dolce e clemente,
     Di gran benignitade e d’ire lente.
5          Ei sempre non contende
     Contr’al reo peccator, nè l’ira acerba
     Implacabil riserba.
     N’a la gravezza de’ misfatti attende
     Nè merto o pena rende,
     Per giusta lance in agguagliati gradi,
     A tante nostre sozze iniquitadi.
6          Perchè, quant’alto sale
     Il ciel disopra a la terrena mole,
     Ver chi temer le vuole,
     L’eccelsa sua pietà dispiega l’ale.
     In lontananza uguale,
     Ch’è ’l Sol levante a l’Occidente opposto,
     Nostre colpe da sè caccia discosto.
7          A l’uom che ’l riverisce,
     Il Signor è di caritade pio;
     Come l’amor natìo

     Inverso i figli i padri intenerisce,
     E ’l cruccio raddolcisce.
     Perch’ei ben save il nostro esser umano,
     Ch’altro non è che polve o vil pantano.
8          In piaggia verde erbetta
     Sembra degli anni nostri il bel vigore:
     Ed è qual vago fiore,
     Che schiuso a’ campi al sol gli occhi diletta:
     Ma, se cocente auretta
     Talor lo fiere con l’occulto foco,
     Più non è, nè ’l conosce il proprio loco.
9          Ma in eterno è costante
     Del Signor la pietade a’ suoi devoti:
     E su’ figli e nepoti
     Spande, leal, le sue bontadi sante.
     Pur che, perseverante,
     D’essi ciascun suo santo patto osservi:
     E la sua Legge si rammenti e servi.
10          Nel cielo luminoso
     Fermò il Signor il solio di sua reggia,
     E quindi signoreggia
     Sopra ogni cosa in regno glorioso.
     O stuolo poderoso,
     Angeli santi, il Signor benedite,
     O voi ch’a cenno fidi gli obbedite.
11          O armate sue schiere,
     Ad eseguir di lui gl’imperi pronte,
     Fate sue lodi conte.
     Opre sue tutte in famose maniere,
     Dategli glorie altere,
     Del suo dominio fin a’ stremi lidi.
     Alma, dàgli ancor tu di vanti i gridi.

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