< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO CXIX.
SALMO CXVIII SALMO CXX

SALMO CXIX.

Aleph.


1          Beato l’uom che la sincera vita
     Per la legge di Dio regge ed invia:
     Nè da’ veraci suoi detti travia,
     Ed a cercarlo tutto ’l cor incita.
2          Ed ischivando iniqua falsitate,
     A’ divini sentier fermo s’attiene:
     Che ’n ver, perchè ciascun sue voglie affrene,
     Le sue leggi il Signor have ordinate.
3          Oh, sie del viver mio drizzato ’l calle,
     Per giusto contemprarmi al tuo volere,
     D’esser confuso non potrò temere;
     Quand’a quel mirerò, sì che non falle.
4          Di puro cor farò tue lodi chiare,
     Qualor avrò tua giusta norma appresa:
     Ed a servarla avrò la mente intesa:
     Ma d’aiutarmi non voler restare.

Beth.


5          Come puote il fanciul vizio natio
     Purgar, s’al tuo divin parlar attende?
     Di cercarti la brama il cor m’incende:
     Non lasciarmi isviar a sentier rio.
6          M’ho riposto ’l tuo dir in mezz’al petto,
     Perch’a peccar incontra te non vegna.
     I tuo’ statuti ad osservar m’insegna,
     O Signor venerando e benedetto!
7          Le labbra impiego a raccontar le leggi,
     Che la sagrata tua bocca ne diede:
     E d’aver ne’ tuo’ calli fermo ’l piede,
     Oro non v’è, che il mio gioir pareggi.

8          De’ tuo’ precetti volentier ragiono,
     Al tuo dritto sentier riguardo intento:
     Sommo piacer de’ tuo’ statuti sento,
     N’unque oblio del tuo dir il dolce suono.

Ghimel.


9          De la vita, Signor, fammi mercede,
     E serverò quanto ’l tuo dir rivela:
     Ma, tua Legge a mirar, gli occhi mi svela,
     Ardua sì, ch’ogni ammirar eccede.
10          Però, ch’io sono forestier nel mondo,
     De’ detti tuoi la guida non sottrarmi.
     Lo spasimato cor sento mancarmi,
     Mentre ’l disio ne le tue leggi affondo.
11          Degli empi sgridi l’esecrando orgoglio,
     Con che tentan di te scoter l’impero:
     Ma sgrava me di beffa e vitupero,
     Che ’l tuo verace dir servar i’ voglio.
12          Consiglian contra me tiranni infidi,
     Ma ’l servo tuo tutto ’l pensier affisa
     Ne le tue leggi, che gli sono in guisa
     D’almi sollazzi e consiglieri fidi.

Daleth.


13          La mia persona, ohimè, prostrata giace:
     In me la vita pel tuo dir ridesta.
     Sempre esaudisti l’umil mia richiesta:
     Di tue leggi, Signor, fammi capace.
14          De’ tuo’ precetti scorgimi al cammino,
     Ed io farò tue meraviglie conte.
     L’alma mia stilla un lagrimoso fonte:
     Ergimi, o Dio, pel tuo parlar divino.
15          Da fallace sentier tiemmi discosto,
     E di tua legge fammi il caro dono.
     Di veritade ho scelto il cammin buono,
     E per segno i tuo’ detti hommi proposto.

16          A ciò m’attengo, che ’l tuo ver ne detta:
     Non lasciarmi cader in vitupero.
     Se mi rallarghi il cor, l’aringo intero
     Correrò di tue leggi in studio e fretta.

He.


17          De’ tuo’ statuti mostrami la via,
     E ’l corso ne sarà da me fornito.
     In tue leggi mi dà senno chiarito,
     E quelle serverò di voglia pia.
18          Ne’ tuo’ precetti a camminar m’arreca,
     Ch’al mondo altro gioir non ho maggiore.
     Vogli a’ tuo’ detti il mio sospeso core
     Piegar, e non a cupidigia cieca.
19          D’imagin vana il guardo mio rimuovi,
     E mi rinfranca nel tuo calle e avviva.
     Nè me, tuo servo riverente, priva
     Di tua promessa degli effetti nuovi.
20          Caccia l’onta da me tanto temute:
     Perchè indegne ne son tue leggi sante.
     A me di quelle sviscerato amante,
     Inspira di giustizia alma virtute.

Vav.


21          Fammi ottener, secondo la tua diva
     Parola, scampo e grazie beatrici.
     Così confonderò le schernitrici
     Lingue, ch’al tuo dir ho fede viva.
22          E non far sì, che più parlar non osi
     Del bandito da te sagrato vero.
     Ne la ragion di tua giustizia spero,
     Nè fie giammai, che d’obbedirti i’ posi.
23          Perchè ’n tue leggi ogni mio studio ho posto,
     Una via calcherò larga e spedita.

     Senza rossor, ciò che ’l tuo dir n’addita,
     Sarà da me davanti a’ regi esposto.
24          Le tue leggi saran mie gioie care,
     Esse, che m’han di lor amor acceso.
     A quell’ergo le mani e ’l petto inteso,
     N’altro tema scerrò da favellare.

Zain.


25          La fè data al tuo servo ti rammenta,
     Sopra cui fatto m’hai fondar la speme.
     Il sol conforto al cor, ch’afflitto geme,
     È che ’l tuo dir la vita mi sostenta.
26          M’hanno i superbi avuto in beffa e scherno,
     N’unque mi son da’ tuo’ precetti torto,
     E col pio sovvenir mi riconforto
     Del santo tuo comandamento eterno.
27          Degli empi il rio pensier m’empie d’orrore,
     Perchè si son da tua Legge rivolti.
     Per dolci canti, i tuo’ statuti ho tolti,
     Dal patrio suol pellegrinando fuore.
28          Di notte a te il mio cor pensa e ripensa,
     E la tua Legge riverente osservo.
     Perchè nell’obbedirti in zelo fervo,
     La grazia tua tanto ben mi dispensa.

Heth.


29          Per cara parte m’ho il Signor eletto,
     I tuo’ detti osservar fermo propongo.
     A supplicarti tutto ’l cor dispongo:
     Fammi mercè, come hai promesso e detto.
30          Ogni opra mia in severa lance appendo,
     E ’l piè fugace a’ tuoi detti rivolgo.
     Il lento indugio al ben oprar i’ sciolgo,
     E frettoloso d’obedirti imprendo.
31          D’empi tiranni mi predò la schiera,

     Nè tua Legge però m’uscì di mente.
     A mezza notte sorgo chetamente,
     Per darti lode di giustizia intera.
32          Volentier di color, Signor, m’acconto,
     C’han di temerti e d’obedirti il vanto.
     Di ben tu colmi il mondo tutto quanto,
     Rendimi ad imparar tue leggi pronto.

Thet.


33          Assai ben, Signor, festi a me tuo servo:
     Che fu di tua promessa il saldo effetto.
     Vogli buon senno darmi ed intelletto,
     Che le tue leggi in viva fede servo.
34          Anzi ch’i’ fussi afflitto andava errando:
     Ma tua Legge a servar or mi ristrigno.
     Tu sei buono e di tue grazie benigno,
     Insegnami di far il tuo comando.
35          M’apposer i superbi adre bugie,
     Ma pur t’obedirò con tutto ’l core.
     Qual grasso è sodo il lor interiore,
     Ma i tuo’ precetti son le gioie mie.
36          Buon per me, ch’i’ patì molto tormento,
     Perchè tue leggi vivamente impare.
     L’alme parole tue mi son più care,
     Che somme senza fin d’oro e d’argento.

Iod.


37          Le tue mani mi dier esser e forma,
     Dammi senno, perchè tue leggi apprenda.
     Ogni uom pio di gioir suggetto prenda
     Da me, cui il tuo parlar di speme è norma.
38          Son le tue leggi, i ’l so, giustizia schietta:
     E ciò ch’afflitto m’hai fu fedeltade.
     Or mi conforti tua benignitade,
     Per la parola a me tuo servo detta.

39          Fammi di grazia il don, afin ch’i’ viva,
     Che ’l tuo precetto m’è caro diporto.
     Confuso sie chi mi sovverte a torto,
     Ed io mediterò tua Legge diva.
40          A me si volgan tutti i tuo’ devoti,
     Che del tuo santo ver hanno ’l sapere.
     A tue leggi il mio cor di voglie intere,
     Risponda sì, che d’onta mi riscoti.

Caph.


41          Bramando tua salute i’ vengo meno:
     Pur ho la speme al tuo parlar eretta.
     La mia vista al tuo dir langue diretta:
     Quando fie omai, che mi consoli a pieno?
42          Macero son, qual otro grinzo al fumo,
     Pur tue leggi in fedel memoria servo.
     Quanti giorni assegnasti a me tuo servo?
     Da te giudizio aspetto e mi consumo.
43          Teso i superbi m’han lacci ed insidie,
     Senza curar di te l’alto divieto.
     Ma pur verace è il tuo divin decreto:
     Porgimi aiuto contra lor perfidie.
44          Quasi diserto m’han ed atterrato:
     Ma i tuo’ precetti non però disuso.
     Deh fa ch’i’ viva e che risorga in suso,
     E serverò ogni tuo sacro mandato.

Lamed.


45          In eterno il tuo dir saldo dimora,
     Là su nel cielo fisso e stabilito:
     Nè l’effetto sen vede unque fallitoFonte/commento: ed. 1664:
     Come fondasti il mondo è fermo ancora.
46          Nulla da’ tuoi santi ordini trasandaFonte/commento: ed. 1664,
     Ch’al tutto norma al divin cenno pone.
     Presso che m’accorò l’afflizione:
     Ma tua Legge mi fu gioia ammiranda.

47          I tuo’ precetti sempre mi rammento,
     Perchè per essi in vita mi sostieni.
     Salva me, che fra’ tuoi cari tu tieni,
     Che tue leggi a cercar ho gran talento.
48          Gli empi mi machinar danni e ruine:
     Pur a le tue testimonianze attendo.
     Del mondo tutto ’l fior veggio ir cadendo:
     Ma i tuoi precetti regnan senza fine.

Mem.


49          Oh di che amor tua Legge il cor m’incende!
     Ragionar d’altro tutto ’l dì non curo.
     Perchè sempre la tengo in petto puro,
     Sopra i nemici miei saggio mi rende.
50          In senno ad ogni mio dottor precedo,
     Che ’l tuo dir per la mente ognor rivolgo.
     Un canuto saper nel cor accolgo,
     Perchè non mai il tuo comandar eccedo.
51          Da malvagio sentier ritratto ho ’l piede,
     Per osservar del tuo parlar le norme:
     N’unque rivolsi co’ precetti l’orme,
     Che m’insegnasti d’osservar in fede.
52          Oh che dolcezza nel tuo dir i’ gusto!
     Mel in bocca non v’è che la pareggi.
     Mi fanno accorto le tue sante leggi,
     Perciò riprovo ogni costume ingiusto.

Nun.


53          A’ piedi m’è il tuo dir accesa face,
     Che del mondo il sentier oscuro allume.
     D’adempier le tue leggi, o sommo Nume,
     Giurai, nè ’n attener sarò mendace.
54          Da grave afflizion mi sento oppresso,
     Vienmi avvivar, come ’l tuo ver n’accerta

     Di laudi aggrada mia spontanea offerta,
     E fa ch’abbia il tuo dir nel cor impresso.
55          L’alma smarrita ognor in palma porto,
     Nè per ciò i tuoi comandamenti oblio.
     Gli empi m’insidian ove i passi invio,
     Nè mi son mai da la tua Legge torto.
56          Retaggio eterno m’è ciò che prometti,
     Di gioia in quello il cor mi si distempra:
     Ed in perpetuo docil si contempra
     A la norma de’ tuoi santi precetti.

Samech.


57          Ogni vano pensier odio e riprovo:
     Ma la tua Legge amo di vivo core.
     Tu ricetto mi sei, tu difensore,
     Da sperar nel tuo dir non mi rimovo.
58          Fatevi lungi, disleal brigata,
     Del mio Signor i’ vo’ servar le leggi.
     Conforme al detto tuo ’n vita mi reggi,
     Nè giammai fie la mia speme ingannata.
59          Perchè salute ottenga mi conforta:
     L’occhio mio sempre a’ tuoi statuti mira.
     I trasgressori tu calpesti in ira,
     Chè mero inganno è la lor fraude accorta.
60          Lo stuol mondan tu struggi, come schiuma,
     Per ciò ho le tue testimonianze care.
     Lo spavento di te mi fa tremare,
     Qualor il cruccio tuo fiammeggia e fuma.

Ain.


61          Sempre del dritto oprar fui studioso,
     Non voler darmi a’ fier tiranni in preda.
     A sicurarmi tua fede interceda,
     Che non m’oppressi l’uomo ingiurioso.
62          Fisso a la tua salute e giusto dire,

     L’occhio a mirar ed aspettar si scema.
     Usa ver me la tua bontà suprema,
     Ch’al servo tuo la santa Legge inspire.
63          Umil, o Signor mio, tuo servo sono,
     Dammi intelletto, che ’l tuo dir comprenda.
     Omai tempo è che Dio d’oprar imprenda,
     Che di sua Legge han sovvertito il trono.
64          Per ciò i’ la tengo in vie più caro prezzo,
     Che nel crogiuol oro affinato a prova:
     E’ in tutto ad assentir a lei mi giova,
     E ’l mendace sentier odio e disprezzo.

Phe.


65          Alto è il tuo ver, Signor, a meraviglia,
     E per ciò l’alma ad obbedir s’arrende.
     Lo spiegato tuo dir chiaro risplende,
     E saggiamente i semplici consiglia.
66          A bocca aperta spasimo e trafelo,
     De le tue leggi per l’ardente brama.
     Come uso sei verso chiunque t’ama,
     In grazia tua riguarda a me dal cielo.
67          Fermo il mio piè nel tuo parlar invia,
     Non darmi del peccato al crudo impero,
     Nè lasciar che m’oppressi l’uomo altero,
     Allor t’obbedirò con mente pia.
68          Fa che ’l tuo volto sopra me lampeggi,
     Dammi de’ tuo’ precetti un vivo lume.
     Gli occhi mi piovon un amaro fiume,
     Perchè veggio annullar tue sacre leggi.

Sade.


69          Giusto tu sei, Signor, in infinito,
     N’unque nel giudicar dal dritto pieghi.
     Ad obbedirti ognun stretto tu leghi,
     Servando ’l giusto e ’l ver da te bandito.

70          Amara gelosia angemi il petto,
     Che’ nemici al tuo dir han dato bando.
     Ma perchè in purità fulge ammirando,
     Devoto in lui tutto l’amor rifletto.
71          Piccolo son ed avvilito in vero,
     Nè tua Legge però m’esce di mente.
     La tua giustizia dura eternamente,
     E’ tuo’ precetti son purgato vero.
72          Doglie e distrette colsermi improvviso,
     Ma tua Legge m’allevia e mi ristora.
     Il tuo dir giusto in eterno dimora:
     A fin ch’i’ viva dammi buon avviso.

Coph.


73          Dal cor mi scoppia un angoscioso grido;
     Rispondimi e farò quanto comandi.
     Raggio di grazia in mia salute spandi,
     Ch’i’ t’invoco e ’l tuo dir osservo fido.
74          A te sul far dell’alba mi presento,
     E grido e spero in tue parole dive.
     Di veglia nuova anzi che l’ora arrive,
     Sono il tuo dir a meditar intento.
75          Ascolta il grido mio, Signor benigno,
     E me, secondo l’ordin tuo, ristora.
     I’ mi veggio assalir ad ora ad ora
     Dal ribello di te stuolo maligno.
76          Ma tu, caro Signor, se’ pur vicino:
     E quanto ingiungi è verità suprema,
     N’unque, ferma da te, vacilla o scema:
     Già men’ fe’ chiaro il testimon divino.

Res.


77          Riguarda al mio dolor e mi riscoti:
     Che di tue leggi al cor ho viva stampa.

     Mantien la causa mia, m’avviva e scampa,
     Come già promettesti a’ tuoi devoti.
78          Lunge dagli empi è l’alma tua salute,
     Perchè son di cercar tua Legge schivi.
     Larghi tu spandi di pietade i rivi,
     Qual suoli, infondi in me vital virtute.
79          Ho de’ nemici e perseguenti molti,
     Nè ’l mio cor tue testimonianze lascia.
     Veggio i ribelli con noiosa ambascia,
     Perchè si son dal tuo parlar rivolti.
80          Vedi quant’amo i tuo’ comandamenti!
     Dammi la vita per tua gran pietade.
     La somma del tuo dir è veritade,
     E son tue leggi eterne e permanenti.

Sin.


81          A torto m’hanno perseguito i regi,
     N’altro però, che ’l tuo parlar pavento.
     Che pur anche mi fa lieto e contento,
     Come chi scontra spoglie di gran pregi.
82          Ho la menzogna in odio capitale,
     Ma tue leggi mi son giocondi amori.
     Sette volte nel dì canto gli onori
     Di te, cotanto a comandar leale.
83          Di tua Legge i seguaci han molta pace,
     Nè mai gli turba subita sciagura.
     La speme a tua salute ergo sicura,
     Ed i precetti tuoi servo verace.
84          I tuo’ detti a guardar arreco ’l core:
     Amor me gli have radicati al petto.
     T’è noto ogni mio oprar, ogni concetto,
     Di tua Legge per ciò servo ’l tenore.

Thav.


85          Il mio grido, Signor, ti venga innante,
     Dammi buon senno, qual promesso m’hai:

     I mie’ raccogli dolorosi lai,
     E ’n mia salute sie il tuo dir costante.
86          Di laudi sgorgheran mie labbra un rivo,
     Se m’avrai di tue leggi il lume infuso:
     De’ tuoi detti farò sermon diffuso,
     Chè giusto è ’l tuo comandamento divo.
87          Scampo mi diè la tua potente mano,
     Che’ tuo’ precetti in mio tesoro eleggo.
     La tua salute ognor i’ bramo e chieggo,
     Ed è tua Legge il mio piacer sovrano.
88          Perchè ti laudi l’alma lassa avviva,
     Tuo’ giudizi mi son fidata aita.
     Vieni a cercar me, pecora smarrita,
     Che di tua Legge ho la memoria viva.

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