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SALMO CXXX.
1 A te, dal fondo de l’abisso,
Signor, alzo dolenti gridi.
Del cor, in tua pietade fisso,
Vogli ascoltar gli amari stridi,
E trarmi in salvo a’ queti lidi.
2 Se co’ severi lumi santi
I peccati a guatar t’apponi,
Chi potrà comparirti innanti?
Ma tu ben volentier perdoni,
Per farti riverir a’ buoni.
3 La speranza con che t’attendo,
L’alma solleva e mi consola.
A te ogni mio desir estendo:
Ne la verace tua parola
Fondo la mia fidanza sola.
4 A la mercede tua divina
Tengo tuttor la mente desta:
Come il chiaror de la mattina,
Dopo lunga vegghia molesta,
Stanco guardian mirar non resta.
5 Israel nel Signor isperi,
Che di salvar e di bontade
Solo possiede i pregi alteri.
E ’l buon Iacob in ogni etade
Riscoterà d’iniquitade.