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SALMO LVI.
1 Abbi di me pietade, o Dio benigno:
Chè mi guerreggia ognora,
E mi strazia e divora
D’uomini infesti un crudo stuol maligno.
E con dente sanguigno
Mi lacera e trangugia a brano a brano,
Quel, ch’ognidì m’assale,
Drappel mortale del nemico insano.
2 Qualor, eterno Dio d’alta possanza,
Avverrà che mi prema
D’alcun periglio tema,
Del cor in te porrò l’alma fidanza.
Lauderò con baldanza,
Per tua virtute il tuo sagrato dire.
Nel Signor m’assicuro,
Nè de l’uom curo i fatti o temo l’ire.
3 Mi fan cangiar favella e’ lieti accenti,
In dolorosi lai.
A darmi affanni e guai
Hanno tuttor i lor pensieri intenti.
S’adunano frequenti,
A concertar del darmi morte i modi:
Ed ogni mia pedata
Lor occhio agguata con occulte frodi.
4 Indarno fôra dar scampo e mercede
A quell’iniqua gente,
Che mi si cangia o pente.
E per mentir, tradir, mancar di fede,
In salvo esser si crede.
I popoli pagani atterra e abissa,
Nel tuo furore, o Dio,
Per giusto fio di lor infida rissa.
5 Le fughe mie ti son conte e palesi:
Ne’ tuo’ vaselli cari
Ripon mie’ pianti amari,
Ch’hai ne’ tuo’ libri già scritti e distesi.
Quando i mie’ gridi intesi
Saran da te, vedrò i nemici miei
Fuggirsene a ritroso,
Ch’accertar oso che per me tu sei.
6 Per tua virtù ti darò lode e vanto
Del dire tuo leale
E verità immortale.
In Dio m’affido e mi rincoro, intanto
Che non pavento quanto
L’uomo può far, co’ suoi sforzi ed agguati.
Di voti debitore
Ti son, Signore, e fien da me pagati.
7 Lieto ti renderò lodi festive:
Che l’alma spasimata,
Da morte ristorata,
Ora per te nel tuo cospetto vive.
Da ruinose rive
Il piè mi salvi, afin che non dichini:
E mi sei scorta e duce,
Perch’a la luce tua vital camini.