< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO LVII.
SALMO LVI SALMO LVIII

SALMO LVII.

1          Abbi di me, caro Signor, mercede:
     O Dio, mercè ti chero.
     In te pongo del cor la viva fede,
     E al tuo ripar altero,
     Ed a l’ombra de’ tuoi distesi vanni
     Rifuggo, fin che l’onda
     De’ mali che m’innonda,
     Trapassi e lasci me sciolto d’affanni.
2          Al sovrano Signor alzo le grida,
     A Dio, da cui compita
     Di mia salute fie l’impresa fida.
     Dal ciel mi darà aita:
     Ed al fellon, che vivo mi divora,
     Ingombrerà la fronte
     D’infami scherni ed onte,
     Per suo leal favor spiegato fuora.
3          Infra leoni la mia vita giace,
     E fra genti infocate
     Ad attizzar di nuova guerra face.
     Dardi e lance vibrate
     Sembran lor denti, ed un coltel tagliente
     Lor lingua velenosa.

     Tua gloria maestosa
     Sopra la terra e ’l ciel salga eminente.
4          Tesero a’ passi miei trappole e reti;
     E me, smarrito e lasso,
     Colto improviso in lor fossi secreti,
     Già tiravan a basso.
     Mi fer a tradimento e buche e cave:
     Ma ’l grande e giusto Dio,
     Per ugual merto e fio,
     In quelle stesse traboccati gli have.
5          Ora s’erge il mio cor, e ’n zelo desto
     A salmeggiarti imprendo.
     Snódati lingua e sii saltero presto:
     Perchè levarmi intendo
     A lo spuntar de’ matutini albori:
     E fra turbe frequenti
     Di popoli e di genti
     Alto sonar del gran Signor gli onori.
6          Perchè la tua benignitade è grande
     Ed alta fin al cielo.
     Tua veritade l’ale spiega e spande,
     Fin a l’etereo velo.
     Esáltati, Signor, sopra le stelle,
     In gloria e maestade:
     E d’alta podestade
     Sul mondo fa scoppiar vive facelle.

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