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SALMO LX.
1 Già ne cacciasti, o Dio, da te lontano,
E ne desti in furor percosse fiere.
A noi ti volgi in benigne maniere:
E la terra da te schiantata e scossa
Ristora con la mano:
Perchè crolla commossa.
Mescesti al popol tuo coppa d’orrore,
E gli addogliasti il core.
2 Poi desti a’ tuoi devoti una bandiera
Per ispiegarla in modo trionfale,
Pel sol amore di tua fè leale,
Porgendo a tuo’ diletti alma salute.
Or da nemica schiera
Salvimi la virtute
De la tua destra: e come in grazia abondi,
Pietoso mi rispondi.
3 Per la sua Santità giurò ’l Signore,
E per la fè servata ora m’appresta
A giubilar in trionfante festa.
Sichem e di Succot le valli grasse
Spartirò, vincitore:
Galaad e Manasse
Miei son: Efrem di me le forze regge,
Tempra Iuda la legge.
4 Da lavarmi è Moab caldaia vile,
Gitterò sopra Edom i mie’ calzari:
Fammi, tu Palestina, applausi chiari,
Che’ mie’ rubelli son sconfitti e vinti.
Ma de la rocca ostile
Chi dentro a’ forti cinti
Per condurmi sarà mia scorta fida?
E ch’in Edom la guida?
5 Tu sol, Signor, che già ne fusti irato,
Nè più con nostre insegne uscivi in campo:
Or di distretta ne concedi scampo,
Che de’ mortali ogni soccorso è vano.
Ma, se ne cingi il lato
Col tuo valor sovrano,
Farem prodezze, e fien calcati e pesti
Nostri nemici infesti.