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SALMO LXXXII.
1 Dio, nel sagrato suo Concilio eletto,
Fra’ prencipi e rettori,
Siede in sovrani onori,
Temperando a ciascun giudizio retto.
2 Ma voi, prenzi mortali; infin a quando
Falsa ragion terrete,
E ne’ voti darete
Al diritto, in favor degli empi, bando?
3 De l’orfanello e del meschin la lite
Bilanciate in drittura:
E l’innocenza pura
Del poveretto sempre favorite.
4 A l’afflitto dolente e bisognoso
Date scampo e riscossa:
Salvatel da la possa,
E man crudel de l’empio ingiurioso.
5 Ma che val l’ammonir? senno non hanno,
Nè la ragion per duce:
Caminan senza luce:
Del paese i pilastri il crollo danno.
6 Egli è ben ver, che ’n gloria e maestate
Del Sovran la sembianza,
Come sua figliolanza,
E ’l nome ancor fra gli uomini portate.
7 Ma pur sarete preda de la morte,
Come ogni altro uom vulgare:
Nè potrete scampare
De’ prenzi e re nel traboccar la sorte.
8 Sorgi, Signor, e reggi il mondo intero
Co’ giusti mandamenti.
Perchè tutte le genti
Possiedi e affreni con l’eterno impero.