< I Salmi di David (Diodati)
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SALMO LXXXVIII.
SALMO LXXXVII SALMO LXXXIX

SALMO LXXXVIII.

1          Signor, in cui riposa
     De la salute mia l’unica speme;
     Nel tuo cospetto voce dolorosa
     Spando in angosce estreme.
     Notte nè dì non ho tregua, nè posa.
     Davanti a te pervenga il prego mio,
     Ed al gridar porgi l’orecchio pio.
2          Che l’alma soverchiata
     Emmi d’affanni e di gravose doglie.
     Ell’è del chiostro de la morte entrata
     Fin a l’opache soglie,
     Già fra’ giacenti in terra annoverata.
     E ’n questa frale mia scorza terrena
     Rassembro un uom senza virtù, nè lena.
3          Già sono posto in bando
     D’aura vital, come gli uccisi in guerra
     Da la tua destra e fulminante brando:
     Ch’abissati sotterra,
     Unque in eterno non vai rimembrando.
     Già mi calasti entro a caverne ombrose,
     In cupi avelli e fosse tenebrose.
4          Mi fa ferma dimora

     Il grave cruccio tuo sopra la testa.
     De’ tuo’ flutti sonanti ad ora ad ora
     M’abbatte la tempesta.
     D’ogni grazia ed amor d’amici fuora
     Sì mi ponesti, ch’hammi a sdegno e schivo:
     I’ son distretto e d’ogni uscita privo.
5          Gli occhi d’un fosco velo
     La funesta del cor doglia m’ingombra.
     A te grido ognidì d’acceso zelo:
     E de le mani l’ombra
     Scarna, Signor, spando tuttor al cielo.
     Vuoi tu far meraviglie inverso i morti?
     Forse ti loderan essi risorti?
6          Di tua benignitade
     Potransi i vanti dir ne l’imo inferno?
     O bandirassi la tua veritade
     Ne lo sterminio eterno?
     Ed in quelle d’oblio scure contrade
     Intoncransi ognor canzoni nuove,
     Di tua giustizia per l’eccelse prove?
7          Or pur a te, Signore,
     De l’angoscioso cor i’ gitto i gridi:
     E tuttodì ti spiego al primo albore
     I mie’ concetti fidi.
     Ohimè, perchè lontan dal tuo favore
     L’adirato rigor l’alma mia scaccia,
     E mi nascondi la beata faccia?
8          Afflitto e bisognoso
     I’ son, e pel ruggir mi vengo manco.
     De’ tuo’ spaventi il fascio faticoso,
     Tutto spossato e stanco,
     Porto, e ne son smarrito e ansioso.
     I tuo’ furori mi passaro addosso,
     I tuo’ terror m’hanno atterrato e scosso.
9          Di rapidi torrenti
     In guisa m’hanno circondato attorno,

     Ad alto fiotto contra me correnti
     Di forza tutto giorno.
     Tu dileguasti amici e conoscenti:
     Ogni compagno mi s’è fatto strano,
     E ’l ricercarne alcun mi fora in vano.

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