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SALMO XII.
1 Per tempo omai, Signor, porgi salute,
Che de la santa gente
Son le reliquie spente.
Manca di verità l’alma virtute
Infra ’l legnaggio uman; menzogne astute
Ragiona l’uno a l’altro.
Del cor infido e scaltro
Tempra l’insidie la favella dolce,
E lusinghiera molce.
2 L’adulatrici labbra il gran Signore
Mozzi pure, e divella
La lingua altera e fella
Di color, che ’l nefando insano errore
Del cor, sfrenan la bocca a sfogar fuore.
E restar al di sopra,
Dicon sarà pur opra
De le labbra appo noi che ciascun tiene;
Non v’è chi ci raffrene.
3 Ma, per lo strazio dispietato e ’l guasto
De’ poveri languenti,
E’ lor gridi stridenti,
Dirà il Signor, schifo di tanto fasto,
Or mi levo a salvar d’ogni contrasto
Color, contra cui audace,
La caterva fallace
Spira fiati maligni e lacci tende,
E di sparlar imprende.
4 Son le parole pur de la divina
Bocca purgate e nette
Qual argento, che sette
Volte cuoce il crogiuol, scevra e raffina.
In perpetuo a salvar color t’inchina,
Signor, dal popol rio.
Che gli empi, a lor disio,
Sciolti scorron, qualor seggon sublimi
Gli uomini infami ed imi.