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Alessandro Dumas figlio, invitato a scrivere qualche cosa sopra un album, scrisse:
- «Il dovere è ciò che noi esigiamo dagli altri».
Sarebbe desiderabile che il romanziere filosofo volesse pure, come ha fatto pel dovere, dare una definizione dell’amicizia.
Invero, l’uomo disse senza accorgersene ciò che intende per amicizia, il giorno in cui proclamò il cane suo amico. Nei libri e nei giornali che si scrivono per formare la mente e il cuore dei giovinetti e delle giovinette, si loda il cane come amico dell’uomo e si cita il Buffon. Ora il Buffon dice che il cane «... sa giovare l’uomo nei suoi divisamenti, lo sa aiutare e difendere, lo sa lusingare; sa trarlo a sé con assidue carezze, cattivarselo, mutarlo di tiranno in protettore...», «... si compiace nello affezionarsi, desidera di piacere; viene, strisciando, a mettere ai piedi dell’uomo il suo coraggio, le sue forze, il suo ingegno...», «... ha la fedeltà, la costanza nelle sue affezioni, non ha ambizione, non è interessato, non ha desiderio di vendetta, non ha altra paura che quella di non piacere; è tutto zelo, tutto ardore, tutto obbedienza: sente assai più il ricordo dei benefizi che non quello degli oltraggi; non si perde d’animo pei cattivi trattamenti, li sopporta, li dimentica, o non se ne ricorda che per affezionarsi sempre maggiormente; lungi dallo sdegnarsi e dal fuggire, va spontaneamente incontro a novelle prove; bacia quella mano, strumento di dolore, che lo ha colpito...».
Linneo dice che il cane è nemico degli accattoni, e Buffon dice che è furioso contro i ladri.
L’uomo ha sempre apprezzato molto nel cane queste due qualità, e i poeti le hanno menzionate e se ne sono giovati per fare delle similitudini.
Il re Lear domanda: «Hai tu veduto come il cane del podere abbaia al mendicante?».
Dante dice che nella quinta bolgia i demoni si precipitarono addosso a Virgilio
- Con quel furore e con quella tempesta
- Ch’escono i cani addosso al poverello...
Il diavolo che butta nella pece bollente un barattiere morto di fresco a Lucca, ritorna a precipizio a quella città per prenderne degli altri e corre in modo che
- ... così non fa mastino sciolto
- Con tanta fretta a seguitar lo furo.
L’Ariosto parla pure dello avventarsi del cane al ladro, ma fa una riserva:
- ...il mastin che con furor s’avventa
- Addosso al ladro, ad acchetarsi è presto,
- Che quello o pane o cacio gli appresenta...
Linneo dice ancora del cane che esso aggredisce senza esserne stato provocato le persone che non conosce, e l’Ariosto menziona il
- ...cagnazzo
- Ch’assalir forestier subito viene.
Il Lasca tradusse in un distico italiano un distico latino che venne fatto in quattro o cinque differenti modi, nel quale, sostanzialmente, un cane sepolto dice di sé sulla lapide che seppe rendersi caro al padrone abbaiando quando s’accostavano a casa i ladri e in pari modo seppe rendersi caro alla padrona tacendo quando venivano gli amanti.
Il Lasca tradusse così:
- Latrai ai ladri ed agli amanti tacqui,
- Sicché a Messere ed a Madonna piacqui.