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I ROSSI E I NERI
ROMANZO
di
Anton Giulio Barrili
(in due volumi)
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1906.
Indice
- Primo volume
- I. Nel quale si discorre del bel tempo e si fa la conoscenza di qualche personaggio
- II. Nel quale si dimostra come da buona pianta abbia a venir sempre buon frutto
- III. Nel quale si racconta di un uomo di capelli rossigni, e di una spasimata voglia che aveva di scendere in campo per la sua dama
- IV. Qui si mostra con la prova in mano come gli angeli non siano poi tutti in paradiso
- V. Come la vicinanza del Paradiso non togliesse a due amici di trovarsi in Purgatorio
- VI. Nel quale si dimostra che l'Enfisema non è un personaggio greco
- VII. Di un'alzata d'ingegno che fece l'uomo dai capelli rossigni, e di quello che poscia ne avvenne
- VIII. Dove si legge vita e miracoli della signora che aveva scritto la lettera
- IX. Come Ercole filasse alla conocchia di Onfale, e come tutti gli uomini possono somigliare ad Ercole
- X. Di un ghiotto discorso che facevano insieme Aloise di Montalto e il Pietrasanta, innanzi di mettersi in carrozza
- XI. Dove si viene in chiaro del segreto di Aloise
- XII. Di un vecchio che voleva vivere e non voleva fare testamento
- XIII. Di una gita che fece il dottor Collini nel vicolo di Mezza Galera
- XIV. Nel quale si comincia a sapere chi fosse e che cosa facesse l'uomo vestito di nero
- XV. Qui si racconta come il padre Bonaventura sapesse sfruttare le ribalderie de' suoi simili
- XVI. Dove si chiariscono gli effetti della contromina
- XVII. Di un Don Giovanni da dozzina e delle pretensioni che aveva
- XVIII. Una corona di spine
- XIX. Nel quale si fa la spiegazione del proverbio "chi cerca trova"
- XX. All'insegna degli Amici, buon vino.... e grama Compagnia
- XXI. La dimani d'una brutta giornata
- XXII. Degli apparecchi che fece la contessa Cisneri per andare ad una festa da ballo
- XXIII. Nel quale si racconta come una gentildonna congedasse un innamorato che l'aveva seccata
- XXIV. Nel quale si parla di molte stelle del cielo Ligustico
- XXV. La bella Ginevra dagli occhi verdi
- XXVI. Come Aloise di Montalto si avvicinasse per la prima volta alla bella Ginevra
- XXVII. Come la bella Ginevra non avesse ad essere molto contenta dei fatti di Aloise di Montalto
- XXVIII. Nel quale si conosce il buon cuore di Enrico Pietrasanta, e della marchesa Maddalena
- XXIX. Nel quale si comincia a conoscere che uomo fosse il marchese Antoniotto
- XXX. Della relazione che c'era tra le opere di Sant'Agostino e la "Società del Parafulmine"
- XXXI. Nel quale si racconta dell'uomo vestito di nero e degli apprestamenti che fece per una giornata campale
- XXXII. Nel quale i lettori non genovesi impareranno chi fossero Barudda e Pippía
- XXXIII. Nel quale è dimostrato che una ne pensa il ghiotto e un'altra il tavernaio
- XXXIV. Dove si fa un brutto viaggio, ma parecchio Istruttivo
- XXXV. Come un gladiatore moderno si disponesse all'ultima Pugna
- XXXVI. Nel quale una cassettina d'ebano dischiude alla perfine i suoi ventenni segreti
- XXXVII. Come Lorenzo andasse in traccia di Niso e dovesse far capo ad Eurialo
- XXXVIII. "Amor che a nullo amato amar perdona"
- Secondo volume
- I. Di ciò che avvenne e di ciò che non avvenne la notte del 29 giugno
- II. Dove si legge come andasse a finire l'impresa di Lorenzo Salvani
- III. Di una corte d'amore, la quale fu tenuta nel secolo decimonono
- IV. Qui si racconta di Goffredo Rudel, come per amor si morisse
- V. L'uomo propone e la donna dispone
- VI. Dove si legge di tre naviganti che avevano perduta la bussola
- VII. Nel quale si racconta chi fossero i Templarii
- VIII. Nel quale si disputa lungamente intorno all'origine della donna
- IX. Dove si chiarisce la bontà del metodo induttivo
- X. Qui si dimostra che, per far la guerra a modo, ci vogliono alleati
- XI. "Tra male gatte era venuto il sorco."
- XII. Il quale par fatto a posta per servire d'intramessa
- XIII. "Se Messenia piange, Sparta non ride."
- XIV. Intimazione di resa
- XV. Nel quale è detto perchè la signora Marianna sapesse di tabacco
- XVI. Di una finestra che fece aprire una porta
- XVII. Nel quale si dimostra fin dove giungesse la scaltrezza d'un gobbo
- XVIII. Come qualmente mastro Pasquale perdesse il Pentolino
- XIX. Come una buona azione ricevesse il suo premio
- XX. Nel quale si fa la conoscenza d'un nuovo personaggio, che non giungeva altrimenti nuovo al Giuliani
- XXI. Dove si vede come si possa avere un amico, senza sapere il suo nome
- XXII. Qui si conta del Giuliani, come sapesse afferrar l'occasione pel ciuffo
- XXIII. I presentimenti della vigilia
- XXIV. Che potrebbe, in via di metafora, intitolarsi "La prima ai Corinzii"
- XXV. Nel quale i lettori più scarsi d'ermeneutica avranno la spiegazione della "Prima dei Corinzii"
- XXVI. Come Bonaventura trovasse impedimento tra l'uovo e il sale
- XXVII. Occhio per occhio, dente per dente
- XXVIII. Che le signore donne sono pregate a non leggere
- XXIX. Nè vivere, nè morire
- XXX. Come le armi di Bonaventura servissero al duca di Feira
- XXXI. Donna senza cuore, rosa senza odore
- XXXII. Veteris vestigia flammae
- XXXIII. Una sola, e per sempre
- XXXIV. Post nubila Phoebus
- XXXV. Dal campo dell'Iliade alla patria di Omero
- XXXVI. Come fosse guarito Aloise di Montalto della sua pena di cuore
- XXXVII. Tardi ma in tempo....
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