< I sette a Tebe
Questo testo è stato riletto e controllato.
Eschilo - I sette a Tebe (467 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1922)
Terzo episodio
Terzo canto intorno all'ara Quarto canto intorno all'ara

TERZO EPISODIO


Dal campo giunge un
araldo
Figlie di balde madri, or fate cuore!
Scampata è la città dal servil giogo.
La sonora iattanza è al suol piombata
dei guerrieri fortissimi. Il sereno
tornò su Tebe: i flutti non v’irruppero,
la protesser le torri; ed eroi validi,
uomo contro uomo, le porte sbarrarono.
Felice fu l’evento per sei valichi:
sopra il settimo stette il Nume Apollo,
re venerando, che puní sui figli
d’Edípo i falli dell’antico Laio.
coro
Qual nuovo male sopra Tebe incombe?

araldo
Per man l’uno dell’altro eroi morirono....
coro
Chi mai? Chi dici? il terror mi dissenna!
araldo
Sii calma, ascolta. I due figli d’Edipo....
coro
Ahimè! Che il mal già presagisco, misera!
araldo
Dubbio non v’ha: trafitti nella polvere....
coro
Giacquero là? Sebbene è duro, dillo.
araldo
Sí, troppo. Con fraterne mani spentisi.
coro
Ugual fu dunque per entrambi il Dèmone!

araldo
Questi or distrugge l’infelice stirpe:
onde allegrarci insiem dobbiamo, e piangere.
E’ salva Tebe, ma i suoi duci s’ebbero
dal ferro scita cui die’ tempra il màlleo1,
partiti i beni. Dagl’infesti voti
del padre spinti, tanto avran di terra
quanta sia la lor fossa. E’ salva Tebe;
ma dei fratelli re, spenti con mutua
strage, la negra terra il sangue beve.
L'araldo si ritira.


  1. [p. 353 modifica]Vedi la nota a pag. 197, v. 9.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.