< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
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Sonetto XII
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SONETTO XII.

14 settembre 1792 in Ath.

Atroce assai, ma più codardo, stuolo
Di rugginosi imbelli spiedi armato,
Ecco si avventa al carcer mal guardato,
In cui si ammontan giusti a suolo a suolo.
Di orribili urli rimbombare il polo
Odo, e fuor tratti i miseri, svenato
Veggio spirar ciascun l’ultimo fiato;
Nè pianger posso, immenso tanto è il duolo.
E una leggiadra Donna, d’alto sangue1
Nata, (oimè) veggo del bel capo scema,
Giacer negletto orrido tronco esangue.
Giacer? che dico? Ahi feritade estrema!
Poco è la morte; il vil furor non langue;
Vuol ch’empio strazio anco il cadaver prema.

  1. Parla della Principessa di Lamballe, trucidata nelle carceri il dì 2 Settembre, e strascinato poi il di lei tronco, e infisso ad un’asta il di lei capo reciso, e portato attorno come trofeo.


Note

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