< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
Questo testo è completo.
Sonetto XLII
Sonetto XLI Sonetto XLIII

SONETTO XLII.

9 novembre 1797.

XXVIII.    Et nomen pacis dulce, et ipsa res salutaris: sed inter pacem, et servitutem plurimum interest. Pax est tranquilla Libertas: Servitus malorum omnium postremum, non modo bello, sed morte etiam repellendum.

Cicero, Philipp., II.

Soave nome la pace, e salutarissima cosa ad un tempo: ma fra la pace, e il servaggio ci corre moltissimo. La pace è una tranquilla libertà: il servaggio è dei mali tutti l’estremo, e debbesi, non che con la guerra, ma con la morte stessa respingere.

Laudato alfin sia il Diavolo, una pace
Han gli schiavi-Re Galli impiastricciata,
Per cui disartigliata, e spennacchiata
La men ladra di loro Aquila giace.
Un decrepito molto, e non sagace
Leon, che in due trist’ali avea cangiata
Sua maschil masserizia omai tarlata,
Di se fa base al patteggiar rapace. —
Pace non v’è, da libertà divisa;
Galli, e non Galli, in rio servaggio avvinti
Noi tutti, avrem dei posteri le risa.
Tutti del par, di codardia convinti
Saremo, e in nuova, ma dissimil guisa,
Infami al par dei vincitori i vinti.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.