< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
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Sonetto XXX
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SONETTO XXX.

12 gennaio 1795.

Tra i Galli schiavi, e in schiavitù gaudenti,
Molti anni io stava, e carmi assai scrivea,
Costretto ognor dalla feroce Dea,
Libertà, fonte in me di caldi accenti.
Ecco, ch’a un tratto a balbettar sorgenti
Una qualche non lor libera idea
Quei profumati barbari io vedea,
Rapina, e sangue, e tirannia volgenti.

Ma che perciò? Liberi i Galli, od io
Vil servo son, perchè in augusto tema
Non l’oprar lor, ma il dir, consuona al mio?
Liberto, il vol d’uom libero non prema:
Io comprai libertà, donando il mio;
L’altrui furando, i servi ebber diadema.1


  1. E perciò essendo stata riconosciuta già da molte Potenze la nuova Repubblica Francese, e trattandosi di denominarla essa pure con un titolo Aulopolitico, si è convenuto segretamente, che come si dice la Porta Ottomana, i Gabinetti dei Principi, le due Camere d’Inghilterra; così d’ora innanzi diplomaticamente dirassi, le due Anticamere Francesi.


Note

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