< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
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Sonetto XXXI
Sonetto XXX Sonetto XXXII

SONETTO XXXI.

30 gennaio 1795.

Mono-aspri-vili-sillabi nasali
Sono il corredo di quel gergo rio,
Cui del cannone al suon trar dall’oblio
Sforzansi i Galli, a Grecia invan rivali.
Stolti, tacciando di sesquipedali
Le altrui voci rotonde, il falso brio
Delle affollate antitesi fan Dio,
E ne intesson lor rime androginali.
Tai prosacce appaiate, ei chiaman chant,
Voce, che urlanti fa fuggire i chiens,
Pria che narri il cantore l’argument.
A spaventar Pirene, e l’Alpi, e il Rhin
Più che lor armi assai, fia suffisant
Di un qualche Gallo vate un sol quatrain.1

  1. La sola ortografica analisi di questa schifosa parola, che dee voler dire quartina, è più che bastante a definire la stupida barbarie di questo muto gergo. Scrivono quatrain per pronunziare Catrén, ma con la n nasalissima Ebraica.


Note

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