< Il Misogallo (Alfieri, 1903)
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Sonetto XXXIV
Sonetto XXXIII Sonetto XXXV

SONETTO XXXIV.

2 febbraio 1795.

Finchè turbo di guerra orrido stride,
(Guerra inegual, che i pravi ignudi molti
Muovono ai pochi pingui umani, e stolti)
Chi ha cuore, e pane, e senno, in ver non ride.

Vil scelleranza, a cui licenza arride,
Tutto l’altrui fa suo; gli schiavi ha sciolti;
Liberi, e buoni in duri ceppi ha colti;
Odia i Tiranni, e Libertade uccide:
Sospende sovra ogni non empia testa
Infra scherni servili, a debil crine
La stanca scure, e di troncar non resta. —
Non torran perciò a me libero il fine,
Nè i Re plebei, sozza genìa funesta,
Nè i veri Re, nè le infernali Erine.1


  1. Ella è veramente tra tutte le impudenze la più stupida, quella di costoro; che, obbedendo, e tremando, e servendo ad un Robespierre, ardiscono parlar di tirannide, e promulgare l’odio contro i tiranni: e si vede, che tanto conoscono i nomi, quanto le cose.


Note

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