< Il Trecentonovelle
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Novella CXLI
CXL CXLII

Come a uno Rettore capitò innanzi con una questione una femmina con tre sordi, e come nuovamente e piacevolmente diffiní la loro questione.

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La passata novella di tre ciechi tira me scrittore di dire una, la quale intervenne al piú mio singulare amico che io avesse mai; e come quella racconta tre ciechi, cosí questa racconterà tre sordi. Fu adunque il mio cordiale amico Podestà in una terra non di lungi dalla nostra venticinque miglia; e quasi presso all’uscita del suo officio gli venne una questione innanzi, e già era stato tratto uno Podestà successore a lui, il quale in tutto era sordo; e ’l Podestà presente lo sapea, però che quando la campana grossissima delle tre sonava in Firenze, li vicini veggendo che costui non l’udiva, e perché non fosse preso dalla famiglia, gli accennavano, alzando le dita all’aria, che se n’andasse a casa; sí che per tutto si sapea che il sordo Podestà dovea entrare in officio da ivi a un mese. Avvenne per caso che una femmina con uno suo fratello vennono un dí a questo mio amico podestà, e la femmina cominciò a dire:
- Messer lo Podestà, io vegno a Dio e a voi, però che un mio vicino m’ha fatto col torto una grande cattività; però che per uno mio chiasso dirieto egli è entrato e hammi guasta e rotta una mia ficaia, che io avea nell’orto; e però vi prego che, com’egli me l’ha fatto col torto, che voi me lo rifacciate col diritto e con la ragione.
Il Podestà, udendo costei, avea voglia di ridere, e pur si ritenea. E poi dice questa donna:
- E questo mio fratello dee avere da lui danari di quattro opere, e la menda d’uno asino che gli guastò, non contro a voi dicendo altro che bene.
Il Podestà domanda costui s’egli è vero quello che la donna dice. Ed egli dice:
- Messer lo Podestà, io non odo ben lume; questa mia sirocchia v’ha detto come sta la cosa.
Il Podestà chiama il messo, e manda per l’altra mattina a richiedere colui che dovea avere guasto la ficaia. Venendo l’altra mattina, e la donna del richiamo, e ’l fratello, e lo richiesto, venneno alla stanga. Dice il Podestà:
- Buona donna, che domandi tu a costui?
E quella dice la ragione della sua ficaia e quella del fratello, però che era uno sordacchione balordo. Detto che l’ebbe, ’l Podestà dice all’altra parte:
- È vero quello che dice questa donna?
Colui viene aggirando gli orecchi, e dice:
- Messer lo Podestà, io non odo bene.
Alcuno che gli era allato, dicendo al Podestà che non udía, gli accostò la bocca agli orecchi, gridando forte:
- Il Podestà dice s’egli è vero.
E quelli dice:
- Io non so a quello io debbo rispondere.
Dice la donna:
- E’ si mostra delle cento miglia; egli ha ben del sordo, ma egli ode ben, quando vuole udire.
Il Podestà, per levarsi questa pena da dosso, e perché ancora erano parenti, disse alla donna che volea che la compromettessono in uno amico di mezzo, e cosí fece sonare all’altra parte negli orecchi; e brevemente e’ chiamorono uno, e per l’altro dí gli fece dire, e all’albitro e alle parti, venissono a lui.
E cosí l’altro dí essendo costoro venuti innanzi al Podestà, il Podestà disse che, udita la questione, la dovesse terminare fra tre dí, alla pena di venticinque lire. Questo albitro stava come un uomo di legno; e brevemente, se le parti aveano mal udire, l’albitro era quasi sordo affatto. Quivi erano molti terrazzani, e chi ridea di qua, e chi di là. Dice il Podestà:
- Buona donna, e’ non ci è niuno che oda altro che tu; e io a te dico che io voglio dare sentenza sopra questa questione.
Dice la donna, credendo subito avere ragione della sua ficaia:
- Io ve ne prego per l’amor di Dio.
- La sentenza che io do, è questa: che veggendo che l’uno e l’altro di questi che hanno la questione son sordi, e l’arbitro che avete eletto è anco sordo, e io non saprei né intendervi, né favellare per cenni; considerando che ’l nuovo Podestà ci sia di qui a un mese, a lui lascio la vostra questione.
La donna, che udiva bene, facea croce delle braccia, pregando il Podestà che la spacciasse elli, e ch’ella non dovesse stare tanto tempo ad aspettare ragione della sua ficaia. E ’l Podestà dice:
- Donna, com’io ho detto, cosí condanno; va’ nella buon’ora.
La donna e’ sordacchioni s’andorono a casa; e quelli che v’erano, udendo questo giudicio, compresono bene ciò che ’l Podestà volle dire.
Che altro non fu se non che, essendo coloro tutti e tre sordi, aspettassino il Podestà sordo; ed elli, come pratico de’ costumi de’ sordi, terminarebbe quella questione sordamente, come tra sordi si dovea terminare.

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