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Bartolo Sonaglini con una nuova e sottile astuzia fa sí che, essendosi per porre molte gravezze, d’essere convenevolmente ricco, è reputato poverissimo, ed ègli posto una minima prestanza.
Come nelle due passate novelle quelli che vollono ingannare il Comune e la gabella n’arrivorono assai male, come avete udito, e sí in mancare di moneta come in crescere di vergogna; cosí in questa voglio raccontare uno che ingannò il suo Comune, e seguígline innanzi bene che male. Fu, e ancora è, uno Fiorentino, chiamato Bartolo Sonaglini, mercatante assai avveduto, e spezialmente in questa novella, la quale io racconterò; nella quale, non che fosse avveduto, ma egli fu antiveduto e circunspetto. Però che, essendo li Fiorentini per entrare nella maggior guerra ch’egli avessono mai, la quale fu col Conte di Virtú, e ragionandosi d’acconciare gli estimi e le prestanze, costui s’avvisò troppo bene: «E’ si chiameranno quelli delle Settine, e fiano una brigata che caricheranno pur li mercatanti, e la spesa fia tanta che chi non si fia argomentato, o sia da Dio aiutato, serà diserto». Onde, come vide tempo, e che la cosa pur seguía, egli, levandosi la mattina, scendea all’uscio suo, e se passava alcuno, e quelli lo chiamava, e dicea:
- È egli sonato a consiglio? - e stava dentro.
Dicea lo amico:
- O che vuol dir questo, Bartolo?
E quelli rispondea:
- Oimè! fratel mio, io sono disfatto; però che, mandando certa mercanzia oltre mare, il mare me la tolse, e sonne rimaso disfatto; però che, per volere pur sostenere il mio onore, debbo dare a certi buona somma di moneta, li quali, sentendo lo stato mio, il quale è tanto povero che appena è alcuno che lo stimasse, vogliono esser pagati, e volesse Dio che io avesse di che.
Dice colui:
- E’ me ne ’ncresce -; e vassi con Dio.
L’altra mattina qualunche passava ed elli dicea, stando con l’uscio un poco socchiuso, chiamando or l’uno or l’altro:
- O tale, è sonato a consiglio?
Chi dicea sí, e chi dicea no; e tali diceano:
- O questo che vuol dire, Bartolo? motteggi tu?
Ed elli rispondea:
- Io non ho da motteggiare, ché mi converrà delle due cose fare l’una, o dileguarmi del mondo, o morire in prigione: ché alcuno traffico, che io avea di fuori, m’ha disfatto, e posso dire che io sono tra le forche e Santa Candida.
E in questa maniera continuò piú d’un mese, tanto che le Settine si cominciorono a ragunare, e fare l’estimo o le prestanze. Quando veníano alla partita di Bartolo Sonaglini, ciascuno dicea:
- Egli è diserto, e guardasi per debito.
E l’uno dicea:
- E’ dice il vero, ché pur una di queste mattine non ardiva d’uscire di casa, e domandava s’egli era sonato.
E l’altro dicea:
- E anco cosí disse a me.
E l’altro dicea:
- Egli è vero come costoro dicono; una nave, che andava a Torissi, secondo che m’è detto, gli ha dato la mala ventura.
Dice un altro:
- Egli è cotesto, e anco sento che uno gli ha dato la mala pasqua.
- Sia come si vuole, - dicono gli altri, - e’ si vuole trattar secondo povero.
E tutti a una voce gli posono tanta prestanza quanta si porrebbe a uno miserabile, o poca piú.
Fatte le prestanze, e suggellate, e mandate alla camera, e registrati i libri, e cominciatesi a bandire (ché si bandíano a quattro a quattro) il detto Bartolo Sonaglini cominciò a uscir fuori, e non domandava se era sonato a consiglio. E fra l’altre mattine alcuno suo vicino, che s’era avveduto de’ fatti suoi, dice una mattina:
- Bartolo, com’hai tu fatto, che tu non pare che ti guardi piú?
E Bartolo rispondea:
- Io sono in alcuna convenga co’ miei creditori, e mi converrà navicare secondo i venti.
E in brieve costui, essendo ricco, con questa astuzia fece sí che, mostrandosi ben povero, fu trattato nelle prestanze come poverissimo, e non sentí molti guai di quelli che sentirono molti, che copertamente erano dentro poverissimi e di fuori pareano ricchi.
Io scrittore credo che ’l detto Bartolo serebbe forte da riprendere, se Bruto, o Catone, o loro discendenti fussono stati di quelle Settine; ma considerato come la volontà avea sottomesso la discrezione di quelli, che ’l savio Bartolo Sonaglini avea compreso essere eletti già a fare le Settine, io reputo lui essere degno di perpetua memoria come uomo mercatante avveduto in tutte le cose. E cosí in tutta quella guerra, che li banditori andavano bandendo le smisurate prestanze, e Bartolo dicea di fuori:
- O mala ventura, ché questa guerra mi disfarà affatto.
Ma in casa, e fra sé stesso dicea: «Bandite pur forte, ché lo non me ne curo; e fate pur guerra forte, ché per certo tal me l’averebbe appiccata, ch’io l’ho appiccata a lui» dicendo:
- Siedi e gambetta, e vedrai vendetta
E cosí tutta quella guerra costò al circospetto Bartolo Sonaglini piccolissima cosa, dove molti altri piú ricchi di lui ne rimasono disfatti.