< Il Trecentonovelle
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Novella LXXXIX
LXXXVIII XC

Il prete da Mont’Ughi, portando il corpo di Cristo a uno infermo, veggendo uno su uno suo fico, con parole nuove e disoneste lo grida, poco curandosi del sacramento che avea tra le mani.

*

Alla chiesa di San Martino a Mont’Ughi presso a Firenze, fu poco tempo fa un prete che avea nome Ser... il quale era poco devoto, ma piú tosto scellerato; e fra l’altre cose, tutta la chiesa tenea mal coperta, e sopra l’altare peggio che in altro luogo era coperto, per tal segnale, che ’l dí della sua festa, piovendo su l’altare, e’ vicini e gli altri diceano:
- Doh, prete, perché non cuopri tu che non piova su l’altare?
E quelli rispondea:
- Tal sia di lui, se vuole che gli piova addosso. E’ disse fiat , e fu fatto il mondo; ben può dir cuopri, e fia coperto, e non gli pioverà addosso.
E cosí era di diversa condizione in ogni cosa.
Avvenne per caso che, essendo ammalato a morte un suo populano nel tempo di state, fu mandato per lui acciò che portasse la comunione; ed egli pigliando il corpo di Cristo, andò per comunicare lo infermo; e non essendosi molto dilungato dalla chiesa, guardando per un suo campo, vide su uno fico uno garzone che mangiava e coglieva de’ fichi suoi; e come uomo non cattolico, né che andasse con la comunione nelle mani, ma come uno malandrino disperato, voltosi a quello, disse gridando:
- Se il diavol mi dà grazia ch’io ponga giú costui, io ti concerò sí che cotesti saranno i peggiori fichi che tu manicassi mai.
Il garzone, che avea del reo, e anco forse avea voglia di farli dir peggio, dice:
- O Domine , voi portate il Signore, et ego vado in tentatione ficorum.
Dice il prete:
- Io fo boto a Dio che m’uccella! Che dirai? Scendine, che sie mort’a ghiado.
Il garzone, avendo il corpo pieno, disse:
- Or ecco, io scendo, e’ fichi tuoi ti rendo.
E tirò un peto che parve una bombarda; e ’l prete se n’andò al suo viaggio tutto gonfiato; e ’l nostro Signore tra ’l prete discreto, e ’l ghiottoncello che era sul fico, cosí fu onorato; e l’infermo dal venerabile prete cosí ben disposto fu comunicato.
Che diremo che fosse quella ostia da sí devoto cherico sacrata e portata? Io per me non credo che cattivo arbore possa fare buon frutto. E tutto il mondo n’è pieno di tali, che Dio il sa tra cui mani è venuto.

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