< Il Trecentonovelle
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Novella LXXXVIII
LXXXVII LXXXIX

Uno contadino da Decomano viene a dolersi a messer Francesco de’ Medici che uno suo consorto gli vuol tòrre una vigna, e allega si piacevolmente che messer Francesco fa ch’ella non gli è tolta.

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Fu a Decomano, non è molt’anni, uno contadino assai agiato, e avea possessione insino in su quello di Vicchio; là dove tenea a sue mani una bella vigna, la quale uno de’ Medici gli volea tòrre, ed era presso che per aversela. Veggendosi costui, che Cenni credo avea nome, a mal partito, pensò d’andarsene a dolersene a Firenze al maggiore della casa; e cosí fece; ché salito una mattina a cavallo, andò a Firenze, e saputo che messer Francesco era il maggiore, se n’andò a lui, e giunto là, disse:
- Messer Francesco, io vengo a Dio e a voi, a pregarvi per l’amor di Dio, che io non sia rubato, se rubato non debbo essere. Uno vostro consorto mi vuol tòrre una vigna, la quale io fo perduta, se da voi non sono aiutato. E dicovi cosí, messer Francesco, che se egli la dee avere, io voglio che l’abbia; e dirovvi in che modo. Voi dovete sapere, che sete molto vissuto, che questo mondo corre per andazzi, e quando corre un andazzo di vaiuolo, quando di pestilenze mortali, quando è andazzo che si guastano tutti e’ vini, quando è andazzo che in poco tempo s’uccideranno molt’uomini, quando è andazzo che non si fa ragione a persona: e cosí quando è andazzo d’una cosa, e quando d’un’altra. E però, tornando a proposito, dico che contro a quelli non si pote far riparo. Similmente quello di che io al presente vi vo’ pregare per l’amor di Dio, è questo: che s’egli è andazzo di tòr vigne, che il vostro consorto s’abbia la mia vigna segnata e benedetta, però che contro all’andazzo non ne potrei, né non ne voglio far difesa; ma, se non fusse andazzo di tòr vigne, io vi prego caramente che la vigna mia non mi sia tolta.
Udendo messer Francesco la piacevolezza di costui, il domandò come avea nome; e quel gliel disse; e poi dice:
- Buon uomo, il mio consorto con teco non potrebbe aver ragione, e sie certo che, andazzo o non andazzo che sia, la vigna tua non ti fia tolta -; e disse: - Non t’incresca di aspettare un poco.
E mandò per quattro i maggiori della casa; e dice loro questa piacevol novella; e piú, che chiama Cenni e dice:
- Di’ a costoro ciò che hai detto a me -; e quelli ’l disse a littera.
Costoro tutti di concordia mandarono per lo loro consorto che già s’avea messo a entrata la vigna, e riprendonlo del fatto, e brievemente liberarono la vigna dalle mani di Faraone, e dissongli che Cenni avea allegato la ragione degli andazzi, per forma che non potea avere il torto; e che di ciò facesse sí che mai non ne sentissino alcuno richiamo. E cosí promesse loro, poiché andazzo non era, di liberare la vigna, e di non seguire piú la sua impresa.
Per certo la legge non arebbe in molto tempo fatta fare quella ragione a Cenni, che l’allegare suo piacevole dell’andazzo fece. E non se ne faccia alcuno beffe; ché chi vi porrà ben cura, da buon tempo in qua, mi pare che ’l mondo sia corso per andazzi, salvo che d’una cosa, cioè d’adoprare bene, ma di tutto il contrario è stato bene andazzo, ed è durato gran tempo.

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