< Il Trecentonovelle
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Novella XXXIII
XXXII XXXIV

Lo vescovo Marino scomunica messer Dolcibene, e ricomunicandolo poi, dando della mazzuola troppo forte, messer Dolcibene si leva, e cacciandolsi sotto, gli dà di molte busse.

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Come il frate predicatore nella passata novella fece scherne di un gran populo, cosí in questa parve che messer Dolcibene volesse fare la vendetta contra un vescovo.
Essendo adunque costui arrivato in una terra de’ Malatesti in Romagna, uno vescovo Marino, o per eccesso commesso per lui, o per averne diletto, l’avea scomunicato o fatto vista. E di ciò avendone piú di que’ signori gran diletto, questo vescovo, non volendolo ricomunicare, il tenea accannato, ed elli avea gran bisogno di ritornare a Firenze, e cercava la ricomunica. Avvenne che alcuno de’ signori, come aveano ordinato, li disse:
- Io ho tanto fatto col vescovo che ti ricomunicherà; fa’ che tu sia domattina nella cotal chiesa, ed elli farà verso te quello che fia da fare.
Ed elli disse di farlo.
E ’l signore, che avea ordinato che ’l vescovo gli desse che gli dolesse, andò anco là la mattina, e non parea suo fatto, standosi nel coro. E messer Dolcibene giunse nel detto luogo per accozzarsi con lui. E in quell’ora era entrato il vescovo in una cappella, e aspettava che l’amico andasse a lui, e ’l signore disse a messer Dolcibene:
- Il vescovo è là: va’, spàcciati.
Ed elli cosí andò; e giunto che fu nel luogo dinanzi dal vescovo, ponendosi inginocchione; e ’l vescovo, che avea un buono camato in mano, fatta che gli ebbe la confessione sopra il capo, disse:
- Di’, Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam.
E quelli dicendolo piú volte, come si fa; e ’l vescovo menando la bacchetta che parea che facesse una sua vendetta; come dice: «Di’, Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam »; e mena la mazza; e messer Dolcibene si leva, e pigliando il vescovo, e dicendo a un tratto: «Et secundum magnam multitudinem pugnorum »; e darli, e cacciarselo sotto, fu tutt’uno.
E quando gli ha dato quanto volle, corre nel grembo del signore, che era presso, e tutto avea veduto. La famiglia del vescovo correndogli drieto per pigliarlo, il signore mostrandosi turbato disse:
- Menatelo a casa mia, ché questa punizione voglio fare io.
E questo disse per consolare il vescovo e levarlo dalle sua mani. Mandatone messer Dolcibene preso, e ’l signore si accostò al vescovo, dicendo:
- Come sta questa cosa?
E ’l vescovo rispose:
- Per Corpus Christi, quod cacavit eum Sathana.
E cosí forbottato il vescovo si tornò al vescovado, e messer Dolcibene stette rimbucato piú dí. E in fine il signore diede ad intendere al vescovo che gli avea fatto dare tanta colla che forse mai non serebbe sano delle braccia; e feceli mettere uno sciugatoio al collo, e allenzare il braccio; e ’l vescovo per questo parea tutto aumiliato. E forse in capo d’otto dí messer Dolcibene, avvisandone il signore, e dovendo dire il vescovo una messa piana, essendo alla chiesa il signore da parte, andò alla detta messa quasi in sul celebrare, e fattosi innanzi quanto poteo, prendendo il vescovo il corpo di Cristo, e messer Dolcibene esce:
- Né mica disse istamane cotestui il paternostro di san Giuliano.
Il vescovo, sentendo questo diavolo ivi, e udendo il motto, avendo il calice nelle mani, gli venne sí fatte risa, che fu presso che ’l calice non gli cadde di mano. E detta la messa, che già messer Dolcibene s’era partito col signore, gli perdonò quella medesima mattina, e fu poi sí grande suo amico che appena il vescovo sapea vivere sanza lui. E ’l signore vidde andare questo fatto come egli avea voglia, e rimase contento.
E cosí una pensa il ghiotto, un’altra il tavernaio. Il vescovo s’avvisò di mazzicare, e non fece ragione d’essere ingoffato, come avete udito. E forse, perché fosse vescovo, avea bisogno di disciplina, come messer Dolcibene. E non si dee ancora, né da beffa, né da dovero, aspreggiare uno peccatore, quando viene a contrizione, però che nelle cose sacre non si vuole scherzare; ché per menare la bacchetta oltre al debito modo, n’acquistò un bene gli sta che mai non gli venne meno.

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