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Jean-Jacques Rousseau - Il contratto sociale (1762)
Traduzione dal francese di anonimo (1850)
Libro secondo - Cap. XI
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Cap. XI

Dei varii sistemi di legislazione.

Se si ricerchi in che cosa consista precisamente il massimo dei beni, che debb’essere lo scopo di ogni sistema legislativo, si troverà che ei si ristringe in questi due principali oggetti, la libertà e la uguaglianza: la libertà, perchè ogni particolare dipendenza è una forza che si toglie al corpo dello stato; l’uguaglianza, perchè la libertà non può sussistere senz’essa,

Ho già detto che cosa sia libertà civile: riguardo poi all’uguaglianza, non bisogna intendere per questa parola i gradi di potere. e di ricchezza assolutamente uguali, ma solamente che il potere stia al di sopra di ogni violenza, e non mai si eserciti se non in virtù dell’ordine e delle leggi, e che nessun cittadino sia talmente ricco da poterne comprare un altro, e che niuno sia talmente povero da esser necessitato a vendersi1: il che suppone dal lato dei potenti moderazion di beni e di credito, e dal lato dei deboli moderazione d’avarizia e di appetito.

Dicesi quest’uguaglianza una utopia speculativa da non potersi mettere in pratica. Ma se l’abuso è inevitabile, non lo si dovrà forse almeno regolare? Appunto perchè la forza delle cose tende sempre a distruggere l’uguaglianza, la forza della legislazione deve sempre tendere a mantenerla.

Ma questi oggetti generali di ogni buona istituzione debbono modificarsi in ciascun paese secondo i rapporti che nascono sia dalla situazione locale, sia dal carattere degli abitanti, e secondo questi rapporti uopo è additare a ciascun popolo un particolare sistema d’istituzione, che sia il migliore non già in ses tesso ma per lo stato cui si destina. Per esempio, il suolo è egli ingrato e sterile, od il paese troppo angusto per gli abitanti? ebbene datevi all’industria ed alle arti, i cui prodotti voi cambierete nelle derrate che vi mancano. Occupate voi all’incontro ricche pianure e fertili colline? in un terreno buono siete voi poveri di abitanti? ebbene datevi alacremente alla agricoltura che moltiplica gli uomini, e cacciate le arti che gioverebbero assai a spopolare il paese accumulando in alcuni punti del territorio quel po’ d’abitanti che ha2. Occupatevi dei lidi estesi e comodi, coprite il mare di vascelli, coltivate il commercio e la navigazione, e voi otterrete una esistenza splendida ma breve. Sui vostri lidi il mare non bagni se non rupi quasi inaccessibili, rimanete barbari e nudriti solo di pesci, e voi vivrete più tranquilli, migliori forse, e certamente più felici. In una parola, oltre alle massime comuni a tutti, ogni popolo contiene in sè qualche causa che lo ordina in un modo particolare, e rende la sua legislazione propria a lui solo. Così una volta gli Ebrei, e recentemente gli Arabi ebbero per oggetto principale la religione, gli Ateniesi le lettere, Cartagine e Tiro il commercio, Rodi la marina, Sparta la guerra e Roma la virtù. L’autore dello Spirito delle leggi mostrò con moltissimi esempi con quale arte il legislatore indirizzi l’instituzione verso ciascuno di quegli obbietti.

La costituzione di uno stato è veramente soda e durevole, quando le convenienze sono talmente osservate, che i naturali rapporti e le leggi vanno sempre d’accordo sui medesimi punti, e le leggi per dir così non fanno altro se non assicurare, accompagnare e rettificare i rapporti. Ma se il legislatore ingannandosi nel suo oggetto, prenda un principio diverso da quello che nasce dalla natura delle cose; che uno tenda alla servitù, l’altro alla libertà, l’uno alle ricchezze, l’altro alla popolazione, l’uno alla pace, l’altro alle conquiste, allora vedrannosi le leggi insensibilmente indebolirsi, la costituzione alterarsi, e lo stato non cesserà d’essere agitato finchè non sia o distrutto o cambiato, e l’invincibile natura non abbia ripigliato il suo imperio.

Note

  1. Volete che sia solido lo stato? ravvicinate i gradi estremi per quanto sia possibile, non soffrite nè opulenti nè mendici. Questi due stati, naturalmente inseparabili, sono egualmente funesti al bene comune; dall’uno escono i fautori della tirannide, dall’altro i tiranni. Il traffico della pubblica libertà si fa sempre tra essi; l’uno la compra, l’altro la vende.
  2. Qualche ramo di commercio estero, dice il sig. d’Argenson, non è guari utile se non per un reame in generale: può arricchire alcuni particolari, anche alcune città, ma l’intera nazione non ci guadagua punto, ed il popolo non istà meglio.

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