< Il milione (Laterza,1912)
Questo testo è completo.
CXLVI. Del reame di Lambri
CXLV CXLVII

CXLVI (CLXIX)

Del reame di Lambri.

Lambri èe reame per sè, e richiamansi per lo Gran Cane, e sono idoli. Egli1 hanno molti berci e canfora e altre care ispezie. Del seme de’ berci recai io a Vinegia, e non vi nacque per lo freddo luogo. In questo reame sono uomeni che hanno coda lunga piú d’un palmo,2 e sono la maggiore parte; e dimorano nelle montagne di lungi dalla cittá. Le code sono grosse come di cane; egli hanno unicorni assai, cacciagioni e uccellagioni assai. Contato v’ho di Lambri: ora conterovvi di Fransur.

  1. Berl. Pad. fi berzi e canfora... e semenano verzi; e quando l’è nasudo uno pizolo verzielo, quelli el cava, e si lo repiantano in uno altro luogo. E si lo lasano star per tre ani, e dapuò i cavano con tute le radise. Onde io Marco ne porti a Veniesia, e fine semenare in tera; e non naqueno, e questo adevene per la forzilitade del luogo.
  2. Berl. e non sono belli omeni, e... stano fuor della zitade.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.