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XXIII


Io mi credea la debil navicella
     Rotta dall’onde e stanca di cammino
     Ritrar nel porto che scorgea vicino,
     Che troppo corse in questa parte e in quella:

5E credea già calmata ogni procella,
     E sazio in parte il mio crudel destino,
     E che il Ciel più sereno a me il divino
     Raggio mostrasse di propizia stella.
Ma da barbaro clima un vento è sorto,
     10Che mi sospinge a forza in uno scoglio,
     Talchè il naviglio ahi fia dall’onde assorto!
E sì del vento rio cresce l’orgoglio,
     Che la tema di morte in fronte io porto,
     Ma pur convien ch’io vada ov’io non voglio.

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