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Gabriele D'Annunzio - Isaotta Guttadàuro (1886)
Romanza II
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ROMANZA
Ondeggiano i letti di rose
ne li orti specchiati da ’l mare.
In coro le spose con lento cantare
ne ’l talamo d’oro sopiscono il sir.
Da l’alto scintillan profonde
le stelle su ’l capo immortale;
ne ’l vento si effonde quel cantico e sale
pe ’l gran firmamento che incurvasi a udir.
Ignudo, le nobili forme
consparso d’un olio d’aroma,
l’amato s’addorme: la sua dolce chioma
par tutta di neri giacinti fiorir.
Discende da’ cieli stellanti
un fiume soave d’oblio.
Le spose, pieganti su ’l bel semidio,
ne bevon con lungo piacere il respir.
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