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ROMANZA
Lungo il bel fiume, taciti
muovono i cigni a schiera.
Nobili e puri, splendono
quali forme di luce.
Un desío, ne la torbida
notte di primavera,
li aduna; e li conduce
a lidi piè lontani.
Desio d’amori umani
forse li accende ancora.
A ’l lor remeggio s’aprono
l’acque in raggianti anelli,
e fan soave crepito
come innanzi a una prora;
cui rispondon con lento
murmure li arboscelli,
cui talvolta rispondono
ne ’l gran silenzio intento
con iterati suoni,
come d’un riso, li echi.
Ai lidi i cigni muovono,
dove in profondi spechi
donne misteriose
da gran tempo prigioni
vivono, inconsce d’ogni
diletto de l’amore.
Come Leda Tindaride
a ’l dio Giove soppose
il bellissimo fiore
di sue membra (e ne’ sogni
de’ poeti, miracolo
di gioia, Elena sorse),
così le occulte najadi,
ch’entro l’adamantino
gelo de l’acque il Sole
non mai baciò nè scorse,
offriranno il lor vergine
seno. Ed un’alma prole
nascerà da’ connubii,
poi che il cigno è divino.