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Gabriele D'Annunzio - Isaotta Guttadàuro (1886)
Oriana
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ORIANA
Oriana tenca l’incantamento.
Giacean, ebri d’assai dolci veleni,
ne l’antro i prodi; e larga di sereni
sogni la Luna era a l’umano armento.
Pascean su ’l limitare i palafreni
meravigliosi, li émuli de ’l vento:
battean la lunga coda in moto lento
a la coscia, e nitrian per li alti fieni.
Giunse Amadigi a l’antro solitario,
tutto de l’armi splendide vestito;
e tre volte suonò, ne ’l muto orrore.
Quindi, rompendo il magico velario
che l’edera tessea, con quell’ardito
gesto egli prese ad Oriana il cuore.
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