< Issipile
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Argomento
Issipile Interlocutori

ARGOMENTO

Gli abitatori di Lenno, isola dell’Egeo, occupati prima a guerreggiar nella vicina Tracia, ed allettati poscia dal possesso delle proprie conquiste e dall’amore delle lusinghiere nemiche, non curarono per lungo tempo di ritornare alla patria né alle abbandonate consorti; onde, irritate queste da cosí acerbo disprezzo, cambiarono il mal corrisposto affetto in crudelissimo sdegno. Alfine Toante, re e condottiere de’ lenni, desideroso di trovarsi presente alle nozze della sua figlia Issipile, stabilite con Giasone, principe di Tessaglia, persuase loro il ritorno alla patria. Giunse poco grata alle donne di Lenno simil novella; poiché, oltre la memoria delle antiche offese, si sparse fra esse che gli sposi infedeli conducevan di Tracia le abborrite rivali a trionfar sugli occhi delle tradite consorti. Onde, lo sdegno e la gelosia degenerando in furore, conclusero ed eseguirono il barbaro disegno di ucciderli tutti al primo loro arrivo, simulando tenere accoglienze, e facendosi ritrovare occupate nella celebrazione delle feste di Bacco, affinché il disordine dello strepitoso rito ricoprisse e confondesse il tumulto e le grida che dovean nascere nell’esecuzione della strage. Issipile, che abborriva di versare il sangue paterno, né poté aver agio di avvertir Toante del suo pericolo prima che approdasse in Lenno, simulando il furor delle altre, accolse, nascose il genitore, e finse averlo giá trucidato. Costò però molto alla virtuosa principessa questa pietosa menzogna: perché, creduta, le produsse l’abborrimento ed il rifiuto di Giasone; e, scoperta, l’espose allo sdegno delle deluse compagne.

Condottiera ed eccitatrice della femminil congiura fu la feroce Eurinome, lo sdegno della quale avea, oltre le comuni, altre piú remote cagioni. Learco, figlio di questa, avendo lungamente amata Issipile, e richiestala inutilmente in isposa, tentò alfine, ma infelicemente, di rapirla. Onde, obbligato a fuggir lo sdegno di Toante, si era allontanato da Lenno, ed avea fatto spargere d’essersi disperatamente ucciso. La sua creduta morte era cagione dell’odio implacabile di Eurinome contro il re: quindi nel ritorno de’ lenni si serví essa accortamente delle ragioni pubbliche a facilitar la sua vendetta privata. Learco intanto, esule e disperato, si fece condottiere di pirati, ma per tempo o lontananza non poté mai deporre la sua amorosa passione per Issipile; a segno che, avendo saputo che Giasone andava a celebrar le nozze giá stabilite con quella, si portò co’ suoi seguaci alle marine di Lenno, e cautamente s’introdusse nella reggia, per tentar di nuovo di rapir la principessa o disturbare almeno le sue nozze. L’insidie dell’innamorato Learco fanno una gran parte delle agitazioni d’Issipile; la quale però finalmente vede per vari accidenti assicurato il padre, punito l’insidiatore, calmato il tumulto di Lenno e disingannato Giasone, che divien suo consorte (Erodoto, libro vi, Erat., Ovidio, Valerio Flacco, Stazio, Apollodoro ed altri).

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