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Giosuè Carducci - Juvenilia (1850)
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E tu pur riedi, amore; e tu l’irosa
Anima invadi, e fiero t’accampi,
E i desueti spirti e il cor che posa
4Lunga già s’ebbe or fiedi e scuoti e avvampi.
Io te fuggo per selve aspre e per campi:
Ma vive alta nel petto, e sanguinosa
Stride la piaga; e il mio duol grido: e cosa
8Mortal non è che di tua man mi scampi.
O degni affetti, o studi almi! In servaggio
duro vi piango e in basso errore, ov’io
11Caddi e giacqui co ’l vulgo, e non mi levo:
Ché pur mi preme di quegli occhi il raggio;
Di quei cari e superbi occhi ond’io bevo
14Lenti incendî e furor lungo ed oblio.
- ↑ [p. 282 modifica]In questo sonetto la seconda quartina non corrisponde nell’abitudine delle rime alla prima; ma non è licenza mia, sí maniera antica che piacque al Petrarca (v. il sonetto Soleano i miei pensier soavemente). Libertà in arte quanta ce n’entra: ma di quelle libertà che scusano l’ignoranza l’impotenza o la trascurragine, no.
Note
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