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Libro V - Ai poeti
Libro V - A un filosofo Libro V - Ancora ai poeti


LXXII.

AI POETI


O arcadi e romantici fratelli
Ne la castroneria che insiem vi lega,
Deh finite, per dio, la trista bega,
4E sturate il forame de’ cervelli.

Del vostro pianto crescono i ruscelli
E i fiumi e i laghi sí che l’alpe annega,
E stanco è il Gusto a batter chiavistelli
8A questa vostra misera bottega.

Sentite in confidenza: i lepri e i ghiri
Son lepri e ghiri, e non son mai leoni:
11Byron si rimpasta co’ delirî,

Shakspeare si rifà co’ farfalloni,
Né si fabbrica Schiller co’ sospiri,
14Né Cristi e sagrestie fanno il Manzoni.


Dopo tanti sermoni,
O baironiani, o cristïani, o ebrei,
17Ed o voi che credete ne gli dèi,

Lasciate i piagnistei;
E, se più al mondo non avete spene,
20Fatevi un po’ il servizio d’Origene.



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