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Giosuè Carducci - Juvenilia (1850)
Libro V - Ai poeti
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LXXII.
AI POETI
O arcadi e romantici fratelli
Ne la castroneria che insiem vi lega,
Deh finite, per dio, la trista bega,
4E sturate il forame de’ cervelli.
Del vostro pianto crescono i ruscelli
E i fiumi e i laghi sí che l’alpe annega,
E stanco è il Gusto a batter chiavistelli
8A questa vostra misera bottega.
Sentite in confidenza: i lepri e i ghiri
Son lepri e ghiri, e non son mai leoni:
11Né Byron si rimpasta co’ delirî,
Né Shakspeare si rifà co’ farfalloni,
Né si fabbrica Schiller co’ sospiri,
14Né Cristi e sagrestie fanno il Manzoni.
Dopo tanti sermoni,
O baironiani, o cristïani, o ebrei,
17Ed o voi che credete ne gli dèi,
Lasciate i piagnistei;
E, se più al mondo non avete spene,
20Fatevi un po’ il servizio d’Origene.
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