Questo testo è incompleto. |
◄ | Le mura de Roma | Lo sprego | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
L'APOSTOLO DRITTO
L’Apostoli fasceveno fracasso
Ché Ccristo er’ito via da sepportura;
Quann’ecchete de fianco san Tomasso:
“Io nun ce credo un cazzo: è un’impostura.„
Tratanto Ggesucristo de bbon passo
Se n’aggnede ar cenacolo addrittura,
Indove un buscettin de serratura
Je servì dde portone de trapasso.
“Ficca er tu’ dito in cuesta costa vòta,
Ggiacubbino futtuto, e cqua ppòi vede
S’io sò arivivo, oppuro è una carota.„1
Allora San Tomasso in piede in piede
Prima annò ar tasto da perzona ssciòta,2
E ddoppo rescitò ll’atto de fede.
Roma, 22 dicembre 1832
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.