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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
L'UDITOR DE LA CAMMERA1
L’A. C. nnovo, in ner ceto de prelati
È un de quelli de li tajji2 vecchi,
E sse pò ddì3 lo specchio de li specchi
De li galantomoni inciprïati.
Vedi come lo tratteno l’abbati
Scortichini, attacchini e mmozzorecchi?4
Tutti je5 vanno a ffà ssalamelecchi6
E averàbbili,7 a sconto de peccati.
“Co ttante spremiture de limoni„,8
Me disceva un copista de Notaro,
“pare che sta canajja lo cojjoni.
E llui nun ze n’accorge: anzi l’ha a ccaro,
Perchè, ffra ll’antri9 su’ nummeri10 bboni,
A ccervello sta peggio d’un zomaro.„
3 giugno 1834
- ↑ L’Uditore della Camera, cioè il capo del Tribunale Innocenziano, s’indica nelle scritture colle sole iniziali A. C., cosicchè poi dicesi il Tribunale dell’A. C., o semplicemente l’A. C. (Auditor Camerae).
- ↑ Tagli.
- ↑ Si può dire.
- ↑ I curiali.
- ↑ Gli.
- ↑ Salamelèch deriva da salam alaik, parole che profferiscono i Turchi nell’inchinarsi con riverenza.
- ↑ Ave rabbi: frase evangelica.
- ↑ Spremere i limoni è quel congiungere delle mani inserendo i diti dell’una in quelli dell’altra, che si fa in atto di preghiera o di ossequio.
- ↑ Altri.
- ↑ Requisiti, qualità. Numeri di sommario: frase forense: cioè documenti in aiuto della propria causa.
Note
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