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Er Papa in anim'e ccorpo Er zole novo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

L'ARTE MODERNE1

     Questo pell’arte2 è un gran zecolo raro!
Viè er padrone e mme disce: “Furtunato,
Va’ cqui ggiù da Scipicchia er mi’ libbraro,
Che tte dii quer Bruttarco3 c’ho ccrompato.„

     Vado, lui me dà un libbro, e, “Ffratel caro,
Disce, guardate che nun è ttajjato.„
Io me lo pijjo, e usscito che ssò4 ar chiaro
L’opro e mm’accorgo ch’è ttutto stampato.

     Stampà un libbro va bbe’; mma inventà ll’usi
Da potesse poté5 stampà la stampa
Su le facciate de li fojji chiusi!

     Io sce scommetto, che ssi cqua sse6 campa
Un po’ ppiù a llongo, l’ommini sò mmusi7
Da fa scrive8 un zomaro co’ la zampa.

21 agosto 1835

  1. Le arti moderne.
  2. Per le arti.
  3. Plutarco.
  4. Sono.
  5. Da potersi potere.
  6. Se qua si.
  7. Gli uomini sono capaci.
  8. Fare scrivere.

Note

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