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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
L'IMPINITENTE
Confessamme! e de che? per che ppeccato?
Perchè ho spidito all’infernaccio un Conte?
Perchè ho vvorzuto scancellà1 l’impronte
De l’onor de mi’ fijja svergoggnato?
Bbe’, una vorta che mm’hanno condannato
Nun je rest’antro che pportamme a Pponte.2
È mmejjo de morì ddecapitato,
Che avé la testa co’ una macchia in fronte.
Ma ssi3 ddoppo er morì cc’è un antro monno,
Nò, sti ggiudisci infami e sto governo
Nun dormiranno ppiù ttranquillo un zonno;
Perchè oggni notte che jje lassi Iddio
Je verrò avanti co’ la testa in mano
A cchiedeje raggion der zangue mio.
10 novembre 1834
- ↑ Ho voluto cancellare.
- ↑ Ponte S. Angiolo, stato fino a questi ultimi tempi uno de’ luoghi di esecuzioni capitali.
- ↑ Se.
Note
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