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La patta La fiandra
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

L'INGEGGNO DELL'OMO

     Er venardì de llà,1 a la vemmaria,
Io incontranno ar Corzo Margherita,
jE curze2 incontro a bbracciuperte:3 «Oh Ghita,
Propio me n’annerebbe fantasia!».4

     Disce: «Ma indove?». Allora a l’abborrita5
jE messe er fongo e la vardrappa mia,6
E ddoppo tutt’e ddua in compagnia
C’imbusciassimo7 drento ar Caravita.8

     Ggià llì ppare de stà ssempr’in cantina:9
E cquer lume che cc’è, ddoppo er rosario
Se smorzò pe’ la santa dissciprina.

     Allora noi in d’un confessionario
Ce dassimo una bbona ingrufatina
Da piede a la stazzione der Zudario.10


Roma, 18 dicembre 1832

della settimana a disciplinarsi: ciocchè si eseguisce al buio non senza gravi inconvenienti talora accadutivi. Terminato quindi il trattenimento, alcuni dei più zelanti escono dall’oratorio, e seguiti da altri divoti (quasi tutta gente volgare) si diramano per la città recitando il rosario interpolato da canzoncine divote: e tanto bene prendono misura fra il tempo e la via, che giunti, chi a tale e chi a tal altra Madonna delle quali non è penuria per le strade di Roma, ivi come a meta del loro viaggio termina appuntino il rosario e s’intuonano le litanie. Al fine di queste e di altre prozioncelle, parte in prosa e declamate, parte in versi e cantate, ciascuno al saluto di Sia laudato Gesucristo risponde sempre con un Sempre sia laudato, e va al suo qualunque piacere.      9 Molta oscurità regna sempre in quell’oratorio.      10 Attorno alle pareti dell’oratorio sono disposti i noti 14 quadrucci della Via Crucis. Vedi sul Caravita il sonetto... [I sonetti ne’ quali riaccenna al Caravita sono parecchi; ma, se ricordo bene, in uno solo dice qualcosa che non è detta nel presente, ne' Fratelli Mantelloni, 19 dic. 32. A questo, dunque, io credo che egli intenda rimandare.]

  1. Il penultimo venerdì.
  2. Le corsi.
  3. A braccia aperte.
  4. [Me ne andrebbe], ne avrei fantasia.
  5. Senza esitare, con niun complimento.
  6. Il fungo e la gualdrappa: il cappello e il ferraiuolo.
  7. C’imbucammo.
  8. Oratorio annesso alla casa gesuitica di Sant’Ignazio, e dai padri Gesuiti ufficiato. Fu fondato da un padre Caravita o Garavita di Terni, e serve ad uso di esercizii di pietà. Ivi si danno i così detti esercizii alle Dame; ivi è un’opera di missioni; ivi è eretto un sodalizio di compagni e collaboratori de’ missionari, detti volgarmente i Mantelloni, dal lungo mantello nero che indossano; ivi finalmente, oltre le funzioni diurne dei giorni feriali e festivi, in ciascuna sera dell’anno, dall’avemaria alla prima ora della notte si adunano molti uomini a recitare preci, a udire dei sermoni, a confessarsi, e in tutti i venerdì come in altre sere della settimana a disciplinarsi: ciocchè si eseguisce al buio non senza gravi inconvenienti talora accadutivi. Terminato quindi il trattenimento, alcuni dei più zelanti escono dall’oratorio, e seguiti da altri divoti (quasi tutta gente volgare) si diramano per la città recitando il rosario interpolato da canzoncine divote: e tanto bene prendono misura fra il tempo e la via, che giunti, chi a tale e chi a tal altra Madonna delle quali non è penuria per le strade di Roma, ivi come a meta del loro viaggio termina appuntino il rosario e s’intuonano le litanie. Al fine di queste e di altre prozioncelle, parte in prosa e declamate, parte in versi e cantate, ciascuno al saluto di Sia laudato Gesucristo risponde sempre con un Sempre sia laudato, e va al suo qualunque piacere
  9. Molta oscurità regna sempre in quell’oratorio.
  10. Attorno alle pareti dell’oratorio sono disposti i noti 14 quadrucci della Via Crucis. Vedi sul Caravita il sonetto... [I sonetti ne’ quali riaccenna al Caravita sono parecchi; ma, se ricordo bene, in uno solo dice qualcosa che non è detta nel presente, ne' Fratelli Mantelloni, 19 dic. 32. A questo, dunque, io credo che egli intenda rimandare.]

Note

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