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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
L'INGUILINO ANTICO
Doppo tant’anni v’annate inzoggnanno1
Ch’io muto casa? Uhm, mmanco per idea.
Saranno scinquant’anni, eh Dorotea,
Che stamo cqui? E ssicuro che ssaranno.
Se2 fa ssubbito er conto. Io sc’entrai quanno
Ebbe3 lo sturbo che mme mòrze4 Andrea.
M’aricorderò ssempre cche ffu ll’anno
Che vvenne a Rroma l’ùrtima chinea.5
Sto bbùscio6 inzomma io me sce sò invecchiato;
E oramai co’ ttant’anni de piggione
Sai quante vorte me lo sò ccrompato?7
Allora ariscodeva8 er zor Aimme,9
Poi venne un oste, e mmo st’antro10 padrone
C’ha ppagato la casa sscimme sscimme.11
18 settembre 1835
- ↑ Vi andate sognando.
- ↑ Si.
- ↑ Ebbi.
- ↑ Mi morì.
- ↑ “L’ultima Chinea„: nel 1787.
- ↑ In questo buco.
- ↑ Me lo sono comperato.
- ↑ Riscuoteva.
- ↑ “Haim„, famiglia ora estinta.
- ↑ Ora quest’altro.
- ↑ A vil prezzo.
Note
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