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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
L'INVITO DER PAPA
Hanno mille raggione li Cristiani
A nun crédesce1 ppiù ’na mmaledetta,2
Quanno Papi, che ssò Ppapi e Ssovrani,
Danno in cojjonerie3 ggiù cco l’accetta.4
Du’ rivortósi peruggini cani,5
Capasci a ffà mai mai6 puro7 l’acquetta,8
Eschen’oggi de carcere, e ddimani
Er zor Papa l’avvisa che l’aspetta.
Uno lo so de scerto che cciaggnede;9
E ’r Papa, doppo avello bbenedetto,
Sce se deggnò cche jje bbasciassi10 er piede.
Si11 cquer piede era mio, Checco, te ggiuro,
Je sonavo pe’ ccristo un carc’in petto,12
C’uno je ne dav’io e un antro13 er muro.
16 giugno 1834
- ↑ Crederci.
- ↑ Nulla.
- ↑ Sbagli.
- ↑ Alla cieca.
- ↑ Vedi il Sonetto...
- ↑ A un bisogno.
- ↑ Pure.
- ↑ La famosa acquetta-di-Perugia, della quale oggi più non si parla.
- ↑ Ci andò. Fu il Guardabassi.
- ↑ Gli baciasse.
- ↑ Se.
- ↑ Gli davo un calcio in petto.
- ↑ Un altro.
Note
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